Fiom, Fim e Uilm tornano insieme e chiamano i lavoratori metalmeccanici delle aziende che applicano il contratto di Federmeccanica a scioperare venerdì 10 giugno. La difesa del Contratto Naziobale contro i tentativi di spostare la contrattazione in azienda le ragioni dello sciopero. Corteo da Porta Saragozza e conclusione in piazza Santo Stefano.

Erano 8 anni che, in regione ma non solo, i metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm non scendevano in piazza insieme. Dopo i dissapori, però, il disgelo è cominciato e la necessità di presentarsi uniti nelle battaglie sta prevalendo.
Per questo venerdì prossimo, 10 giugno, saranno in piazza insieme in quasi tutte le regioni d’Italia per scioperare per lo sblocco della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro.

A scioperare saranno solo i lavoratori delle aziende che aderiscono a Federmeccanica, che in Emilia Romagna sono intorno a 50mila.
La manifestazione regionale si terrà a Bologna con concentramento in porta Saragozza e un corteo che si immetterà sui viali, rientrerà in centro da porta San Felice e si concluderà in piazza Santo Stefano, dove il comizio finale è affidato al segretario nazionale della Fim, Marco Bentivogli.

La trattativa per il rinnovo del contratto nazionale è ferma al dicembre scorso. I sindacati hanno trovato un muro in Federmeccanica, che vorrebbe cambiare le regole del contratto, subordinando la contrattazione di primo livello, cioè nazionale, a quella di secondo livello, cioè aziendale.
Una volontà che per i metalmeccanici si traduce nella scomparsa del contratto nazionale. “Per fare un esempio – spiega Bruno Papignani, segretario della Fiom dell’Emilia Romagna – se mai venisse deciso un aumento salariale di 100 euro, questo potrebbe essere assorbito dalla contrattazione aziendale. Il che significa che il contratto nazionale non c’è più”.

Lo sciopero di 8 ore di venerdì segue quello di quattro ore delle settimane scorse e anticipa altre mobilitazioni che seguiranno. “Per i metalmeccanici scioperare 16 ore in due mesi è impegnativo – sottolinea Giovanni Caruso della Fim regionale – eppure le adesioni dei lavoratori sono in crescita”.
In crescita è anche, formalmente, l’economia, ma per i sindacati i segnali di ripresa sono ancora troppo deboli. In ogni caso, ammonisce Papignani, “gli imprenditori sbagliano a utilizzare la scusa della crisi per togliere diritti ai lavoratori”.