Dopo quello con la Libia, l’Ue e l’Italia hanno firmato il Memorandum con la Tunisia. L’accordo, sulla scia del precedente, consiste in aiuti economici in cambio del blocco dei flussi migratori verso l’Europa.
Dietro il paravento di programmi Erasmus plus per giovani tunisini, fondi per modernizzare istituti scolastici e preparali alla transizione verde e digitale, aiuti per l’economia e il commercio tunisini e il rafforzamento della produzione di energia rinnovabile, il grosso della partita, pari a 100 milioni di euro, riguarda l’azione «contro i trafficanti che gestiscono il business dell’immigrazione illegale».

Memorandum Tunisia, ancora la fallimentare esternalizzazione delle frontiere

Come ampiamente dimostrato, il business dell’immigrazione irregolare e l’esistenza dei trafficanti è diretta conseguenza della chiusura delle frontiere europee e dell’impossibilità di canali di accesso irregolari.
È dunque la politica europea di esternalizzazione delle frontiere a generare i flussi migratori irregolari, che poi l’Europa stessa tenta di rincorrere con i memorandum. Tutto ciò nonostante provvedimenti di questo tipo abbiano mostrato tutto il loro portato fallimentare, ma con il prezzo carissimo dei morti in mare e delle torture nei centri di detenzione, come avviene in Libia.

«La prosecuzione della politica di esternalizzazione delle frontiere va a incidere pesantemente sui diritti umani delle persone che si spostano, ma anche sul soccorso in mare», osserva ai nostri microfoni Francesco Creazzo di Sos Mediterranée. In altre parole, i blocchi delle partenze non hanno funzionato e spingono chi deve scappare o migrare a cercare nuove rotte, magari ancora meno sicure, esponendolo a rischi sempre maggiori.
«La politica dell’Ue negli ultimi 8 anni è stata quella di omettere il soccorso in mare, tentare inutilmente di bloccare le partenze con i memorandum – osserva l’esponente dell’ong – È evidente che è una politica fallimentare che nega i diritti umani, sopratutto quello base: il diritto alla vita».

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