Nella Giornata Internazionale della Donna i centri antiviolenza dell’Emilia Romagna diffondono i dati del 2015. 3353 le donne che hanno chiesto aiuto, in aumento del 2%. Intanto latita il Piano Nazionale Antiviolenza, i fondi rischiano di finire a realtà non specializzate. E sull’aborto clandestino inasprite le multe contro le donne, ma l’obiezione di coscienza è al 70%.
Era stato al centro delle promesse del governo Letta ma, cambiato il governo e spenti i riflettori, è sceso nella scala delle priorità e, anzi, si registrano alcuni scivoloni rilevanti e pericolosi.
Il tema del contrasto al fenomeno della violenza contro le donne resta drammaticamente attuale e le statistiche non sembrano migliorare: ogni tre giorni in Italia si registra un femicidio.
Nella Giornata Internazionale della Donna, il Coordinamento dei 13 Centri Antiviolenza dell’Emilia Romagna ha colto l’occasione per diffondere i dati relativi al 2015 e per fare il punto della situazione.
GLI INCIAMPI DELLA POLITICA. Il Piano Nazionale Antiviolenza, annunciato ormai più di due anni fa, è ancora fermo al palo.
“Noi ci stiamo muovendo con la Regione – spiega ai nostri microfoni Samuela Frigeri, presidente del Coordinamento dei Centri Antiviolenza dell’Emilia Romagna – In particolare stiamo definendo regole stringenti per l’accesso ai fondi ministeriali”.
Uno dei problemi generati dalle direttive governative, infatti, è che le poche risorse messe a disposizione per contrastare la violenza e fornire assistenza alle donne vengano disperse e finiscano a realtà che non hanno le metodologie e l’esperienza più che ventennale dei centri antiviolenza. In questo modo c’è il rischio concreto di mettere in discussione i percorsi di emancipazione ed autonomia delle donne vittime di violenza.
LA PUNIZIONE SULL’ABORTO. Tema importante nella sfera dell’autodeterminazione femminile, l’interruzione volontaria di gravidanza è da tempo messa in discussione dal crescente numero di obiettori che, per coscienza o per opportunità, rifiutano di praticarla. Le statistiche nazionali parlano di ormai un 70% di medici obiettori, cifra che compromette seriamente l’esercizio di un diritto e l’accesso ad un servizio.
Come se non bastasse, con un decreto del 15 gennaio scorso sono state inasprite le sanzioni alle donne che ricorrono all’aborto clandestino, reato già previsto dalla legge 194 e finora sanzionato con 51 euro di multa. Le nuove pene, invece, vanno dai 5mila ai 10mila euro. “In questo modo le donne vengono nuovamente messe in croce”, sottolinea Frigeri.
I DATI DELL’EMILIA ROMAGNA. Nella nostra regione, nel 2015, si sono registrati 6 femicidi. Sono invece 3353 le donne che hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza, in aumento del 2% sul 2014.
“Auspichiamo che l’aumento sia dovuto ad una maggiore informazione e sensibilità dell’opinione pubblica sul tema – osserva Frigeri – ma i dati ci dicono chiaramente che c’è ancora tanto da fare”.
Due terzi delle donne assistite è di nazionalità italiana, mentre il 35,6% di origine straniera. Tante (77,4%) le donne con minori, verso i quali si estende la tutela.
Quanto ai tipi di violenza, che nella quasi totalità dei casi non si presenta singolarmente, le percosse e i maltrattamenti fisici si manifestano nel 66,8% dei casi, la violenza psicologica nel 92,7% dei casi, seguiti da violenza economica (42,8%) e sessuale (15%).