Carlo Calenda non è gradito al presidio permanente della Marelli, in lotta contro la chiusura dello stabilimento di Crevalcore annunciato dalla proprietà. È forte la presa di posizione della Cgil e della Fiom di Bologna e dell’Emilia-Romagna nei confronti del leader nazionale di Azione, accusato di cercare un minuto di visibilità utilizzando la lotta di lavoratrici e lavoratori per il posto di lavoro e attaccando il sindacato che li difende.

Marelli, la Cgil contro Calenda

È il segretario della Fiom di Bologna, Simone Selmi, a spiegare ai nostri microfoni le ragioni della presa di posizione contro Carlo Calenda. «Calenda in questi giorni ha fatto delle dichiarazioni, sia a mezzo stampa che sui social, dove inventa una teoria per la quale noi abbiamo smesso di lottare sul settore dell’automotive da quando la famiglia Agnelli è diventata proprietaria di Repubblica, perché i giornali di sinistra sarebbero lo strumento del lancio politico di Maurizio Landini», rimarca Selmi.
Dichiarazioni contro il segretario nazionale che il sindacato ritiene offensive sia dell’impegno della Cgil nella vertenza Marelli, sia nei confronti di lavoratrici e lavoratori.

Per questa ragione Cgil e Fiom mettono in guardia Calenda dal tentare di fare una passerella politica al presidio permanente della Marelli. «È un uomo piccolo, io lo definisco così», commenta il segretario bolognese della Fiom, che sottolinea invece come sia stata la politica, anche quella di Calenda, ad aver prodotto una situazione di difficoltà nel settore dell’automotive.
«Calenda dimostra di non sapere nulla e di non essersi nemmeno documentato su quanto i lavoratori e il loro sindacato hanno fatto in questi anni», rincara la dose il comunicato che è firmato, oltre che da Selmi, dal segretario regionale dei metalmeccanici Samuele Lodi e dai segretari generali di Bologna e dell’Emilia-Romagna della Cgil, Michele Bulgarelli e Massimo Bussandri.

La vertenza dopo la fumata nera

Ieri l’incontro in Regione tra la proprietà di Marelli, i sindacati e le istituzioni ha prodotto una fumata nera. La Marelli ha confermato la volontà di chiudere lo stabilimento di Crevalcore.
Ora uno spiraglio è fissato per il 3 ottobre a Roma, quando si terrà un tavolo ministeriale sulla vertenza.
Le richieste del sindacato sono quattro e in piena sintonia con quelle formulate ieri dalla Regione Emilia-Romagna: il ritiro della procedura di licenziamento, la presentazione di un piano per la conversione dello stabilimento di Crevalcore, una soluzione che garantisca la piena occupazione dei 229 lavoratori e lavoratrici dello stabilimento e numi sulla sede di Bologna della Marelli.

In occasione del tavolo ministeriale è stato anche convocato uno sciopero di 8 ore di tutti gli stabilimenti Marelli in Italia.
Intanto il presidio permanente resiste e l’umore è un mix tra preoccupazione e rabbia, rivela Selmi. «Se basi la sostenibilità economica tua e della tua famiglia sul lavoro, è comprensibile che tu possa essere preoccupato – osserva il segretario della Fiom – Però c’è anche tanta rabbia, perché lavoratrici e lavoratori si sentono presi in giro dal momento che non c’era sentore di una possibile chiusura dello stabilimento».

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