Il Decreto Aiuti, con una norma pensata per Venezia, riapre il tema delle locazioni turistiche e dell’impatto che esse hanno sul mercato dell’affitto nelle città italiane. Se i lockdown durante la pandemia avevano frenato la corsa di Airbnb, Booking e altre piattaforme per la locazione turistica, che avevano pesantemente condizionato la possibilità di trovare casa a persone che vivono in una città e non la visitano solamente, le riaperture del 2022 e il rialzo degli annunci rischiano di ripresentare il problema a distanza di quasi tre anni.
Per questo motivo Pensare Urbano, che nel 2019 promosse un’istruttoria pubblica a Bologna, ora chiede che si apra un tavolo per concertare la regolamentazione del settore e si istituisca un osservatorio cittadino sul fenomeno.

Un tavolo e un osservatorio, le richieste di Pensare Urbano sulle locazioni turistiche

120 giorni all’anno di locazione turistica. Questo è il limite posto dal decreto aiuti ad Airbnb e simili per la città di Venezia. Un provvedimento che Pensare Urbano, attraverso il suo portavoce Fabio D’Alfonso, giudica «interessante ma non sufficiente».
In ogni caso la misura è utile per riaprire un dibattito cittadino che la pandemia stessa aveva troncato, dal momento che dopo l’approvazione dell’odg in Consiglio comunale a Bologna è arrivato il Covid a stravolgere lo scenario. Il rischio, oggi, è che non si apprenda la lezione della pandemia e che il fenomeno delle alterazioni del mercato degli affitti torni a manifestarsi.

«Prendendo in esame i dati sul mercato di Airbnb, disponibili solamente tramite il sito Inside Airbnb dal momento che il colosso americano non rilascia dati certi – sottolinea Pensare Urbano – a Bologna sarebbero presenti circa 3.500 annunci, poco meno del picco raggiunto a fine 2019 di circa 4.300 annunci». Ai nostri microfoni, D’Alfonso aggiunge che Bologna è la città con il tasso di crescita più alto in Italia. Non è quindi difficile prevedere che a questi ritmi si supererà in breve tempo il picco di tre anni fa, con conseguenze molto forti sul tessuto sociale ed economico.

A Bologna, in particolare, oggi non c’è più la “signora Bettina”, host dietro la quale si nascondeva un’agenzia immobiliare, visto che a disposizione aveva 60 appartamenti tutti in locazione turistica, ma il fenomeno si presenta con “volti” nuovi, tutti con decine di annunci.
«Il 75% degli immobili messi in lista sono case intere – riporta D’Alfonso – quindi a discapito di condivisione vediamo che c’è un concetto di pura imprenditorialità». E ciò risulta problematico se si considera che Airbnb ha sede in paradisi fiscali e che quindi a beneficiare della ricchezza estrapolata non è il territorio.

Per Pensare Urbano il criterio che si dovrebbe seguire per una regolamentazione del settorio è “One home, one host“, cioè la possibilità per ogni singolo proprietario di mettere a disposizione una singola abitazione.
In ogni caso, quello che il comitato chiede è che venga avviato un tavolo pubblico di concertazione per discutere della regolamentazione delle locazioni turistiche, ma anche che Bologna istituisca il primo osservatorio pubblico sulle locazioni turistiche.

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