Un corteo blu, rosso e biancoverde ha riempito quest’oggi Piazza Roosevelt, davanti al Palazzo del Governo, per denunciare le condizioni in cui versano i servizi educativi comunali di Bologna. Lavoratrici e lavoratori, guidati da Cgil, Cisl e Uil, si sono radunati nel parcheggio e poi hanno cominciato a sventolare le loro bandiere al grido «chi cresce merita rispetto», diretti verso l’adiacente Piazza Maggiore.
Lo sciopero ha scelto una data simbolica: l’inizio dell’anno scolastico per nidi e materne. Lo scopo è accendere i riflettori su un disagio che avanti da troppo tempo e per il quale non sembrano esserci soluzioni all’orizzonte.
Lo sciopero dei servizi educativi: pochi contratti e troppi precari in scuole decadenti
«Sono tante le motivazioni che ci hanno spinto a scioperare oggi, in primis gli organici insufficienti, le strutture decadenti e la precarietà dei contratti – racconta Loredana Costa, esponente dell’Uil Fpl – Noi siamo disposti a tenere uno stato di agitazione perenne per tutto l’anno scolastico, lo dobbiamo a quelle famiglie che oggi ci accompagnano in piazza e che, a luglio, hanno fatto una raccolta firme per evidenziare l’inadeguatezza delle strutture».
Nonostante le denunce, la collaborazione tra sigle e istituzioni continua a mancare: «I tavoli di confronto con l’amministrazione non hanno portato a nulla. Lo scorso anno il Comune ha svolto un monitoraggio delle strutture scolastiche a rischio, ma ad oggi non abbiamo avuto alcun esito. Dunque non sappiamo quanti o che tipo di interventi abbiamo bisogno», continua Costa.
Le fa eco Laura Sergio, rappresentante della Cgil: «Si tratta di criticità croniche che non hanno visto soluzioni, nemmeno attraverso i percorsi in Prefettura o nei tavoli di trattazione. L’unica strada rimasta di intraprendere è quella dello sciopero di oggi, che serve affinché la collaborazione sia mutuale».
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Sul fronte degli organici la situazione non migliora: «I contratti dietro ai servizi sono per la maggior parte a tempo determinato, e questo genera incertezza e precarietà per i lavoratori e per il sistema.
Ancora oggi il Comune conduce le sostituzioni scolastiche con le pratiche cartacee, cosa che conferma la carenza di personale, soprattutto nelle materne», conclude Costa.
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Il rapporto insegnante-studenti continua a crescere
Michela Arbizzani, sindacalista della Fp Cgil, ricorda il problema dei rapporti numerici: «Nella scuola dell’infanzia sussiste il problema dei rapporti numerici, dove c’è un insegnante ogni 25 bambini, ma che spesso aumenta quando gli educatori e le educatrici non vengono sostituiti.
Abbiamo testimonianze di famiglie che hanno rinunciato a mandare i loro figli al nido per colpa del troppo caldo nelle aulee, per non parlare di quei bambini con bisogni speciali che vengono lasciati soli».
Ancor più grave è il divario tra pedagogisti (cioè coloro che organizzano le attività degli insegnanti): «A fronte di 30 operatori, ci sono 1.500 dipendenti che devono gestire in termini di inserimento di ore, e del monte ore, spesso in modo cartaceo, quando una soluzione digitale velocizzerebbe i tempi».
Tra le rivendicazioni figura anche il problema relativo alle alte temperature dei centri estivi, cui il Comune ha tentato in extremis di mettere una pezza durante l’estate ricorrendo a climatizzatori portatili, ma che richiede interventi strutturali data la nuova normalità rappresentata dalla crisi climatica e dalle ormai croniche ondate di calore.
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