Rischia di essere una vera e propria imboscata quella che potrebbe concretizzarsi il prossimo 17 luglio al Senato. Chiamato a legiferare dopo una sentenza della Corte costituzionale, il Parlamento controllato dalla destra potrebbe approvare una legge sul fine vita che in realtà ostacola la morte dignitosa e la rende inaccessibile ai più.
Per questa ragione l’Associazione Coscioni tenta un’impresa. In appena due settimane conta di raccogliere le 50mila firme necessarie alla presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare su cui il Parlamento dovrebbe discutere.
Legge sul fine vita: la destra vuole ostacolare una morte dignitosa
«Dal concepimento alla morte naturale». Sono queste le parole, pericolosamente applicabili anche al tema dell’aborto, che la maggioranza di destra usa come incipit per la legge con cui, in teoria, dovrebbe essere disciplinato il fine vita, inclusi suicidio medicalmente assistito e eutanasia. La bozza di legge sul fine vita attualmente è in discussione nelle commissioni del Senato, ma il prossimo 17 luglio dovrebbe andare in discussione in aula.
Dieci giorni prima, cioè all’inizio della settimana, dovrebbe arrivare una nuova pronuncia della Corte costituzionale, questa volta sul caso di una paziente che, pur avendo tutti i requisiti per accedere al suicidio, non è nelle condizioni di assumere autonomamente il farmaco.
«Sembra che il tema del fine vita torni sotto i riflettori solo dopo una sentenza della Corte costituzionale», osserva ai nostri microfoni Iole Benetello dell’Associazione Luca Coscioni. L’associazione è preoccupata per quella che considera una vera e propria crudeltà contenuta nella bozza di legge della maggioranza.
Tutto ruota attorno alla costituzione di una sorta di commissione nazionale deputata a valutare i casi di pazienti che chiedono di accedere al suicidio assistito. Oltre all’esautoramento delle aziende sanitarie territoriali, che finora avevano la competenza a valutare i malati, nasce la perplessità sulla nomina e sui componenti della commissione, ma soprattutto per una norma che sancisce l’impossibilità di ripresentare una domanda per quattro anni nel caso in cui il paziente alla prima valutazione non presenti tutti e quattro i requisiti stabiliti dalla Consulta.
Per accedere al suicidio assistito, infatti, la Corte costituzionale ha sancito che il paziente debba avere una patologia irreversibile e che essa gli procuri sofferenze fisiche e psichiche intollerabili. Il paziente deve inoltre essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale e, per presentare domanda, deve essere in grado di intendere e di volere.
«Negare a un paziente la possibilità di ripresentare domanda per quattro anni è crudele – sottolinea Benetello – perché può essere che non abbia tutti i requisiti oggi, ma potrebbe averli fra una settimana o fra un mese».
La proposta di legge di iniziativa popolare dell’Associazione Coscioni
Lanciata una settimana fa, la proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita dell’Associazione Coscioni ha già raggiunto oltre la metà delle firme necessarie per essere presentate. «La cittadinanza da tempo è più avanti della politica e lo è trasversalmente – afferma l’esponente dell’associazione – La nostra proposta di legge, in sintesi, chiede di disciplinare la modalità della morte volontaria, sia dal punto di vista dell’autosomministrazione del farmaco, sia dal punto di vista del paziente che non è nelle condizioni di autosomministrarselo». Quest’ultimo è proprio il caso su cui la Corte costituzionale si pronuncerò a breve.
Con il titolo “Disposizioni in materia di aiuto medico alla morte volontaria”, l’Associazione Coscioni presenta una proposta di legge che ricapitola la tre sentenze in materia della Consulta per arrivare, in presenza dei quattro requisiti, ad avere un accesso alla morte volontaria.
L’obiettivo è raccogliere le firme necessarie alla presentazione della proposta di legge prima che il testo della maggioranza approdi in aula, in modo che il Parlamento abbia la possibilità di discutere anche un altro testo, che secondo l’Associazione Coscioni è più conforme alle pronunce della corte.
ASCOLTA L’INTERVISTA A IOLE BENETELLO:
            
            
            
	






