Dopo l’ennesima strage di Lampedusa, in cui ventinove persone hanno perso la vita per il freddo, da più parti si levano le accuse contro la missione Triton, il progetto europeo che ha sostituito il programma Mare Nostrum.

“Il timore è che si ritorni al periodo pre-Mare Nostrum, con un numero di morti in mare maggiore e un’incapacità di svolgere operazioni di ricerca e soccorso in maniera adeguata”. Le parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, rilasciate ai nostri microfoni il 20 ottobre  dello scorso anno, oggi suonano tristemente profetiche. L’allarme lanciato dalle più importanti organizzazioni umanitarie alla vigilia del termine di Mare Nostrum, missione sostituita poi con l’operazione europea Triton, era più che fondato.

Lampedusa conta infatti nuovi morti. Un barcone con 105 migranti è partito dalla Libia nella notte tra domenica e lunedì ed è finito alla deriva al largo della Sicilia. Sono 29 le persone che hanno perso la vita per ipotermia, alcune delle quali dopo essere state soccorse dalla Guardia Costiera. Più voci si sono levate per denunciare l’inadeguatezza di Triton, la nuova missione di Frontex che ha un raggio di operatività molto inferiore rispetto a Mare Nostrum (30 miglia dalle coste) e che è nata con il solo scopo di pattugliamento, e non di soccorso e salvataggio in mare.
Le persone continuano a fuggire indipendentemente dalle condizioni del mare, c’è bisogno quindi di una operazione di ricerca e soccorso e non di un dispositivo di controllo delle frontiere come Triton – spiega Giovanna Di Benedetto di Save the Children – Triton ha obiettivi e mezzi diversi rispetto a Mare Nostrum, se il barcone fosse stato soccorso in prossimità delle coste libiche probabilmente si sarebbero salvati”.

L’operazione Mare Nostrum, nata in seguito alla tragedia del 3 ottobre 2013, durante l’anno in cui è stata in vigore non ha evitato che oltre 3000 migranti perdessero la vita in mare.  La missione ha tuttavia consentito il salvataggio di oltre 100 mila persone da parte della Marina Militare. Con l’avvio di Triton, il 1 novembre 2014, le risorse vengono tagliate di un terzo rispetto al costo di Mare Nostrum, senza contare che il nuovo programma non è ancora a pieno regime, dovendo scontare un periodo di transizione per permettere l’arrivo dei (pochi) mezzi forniti dai partner europei. “Abbiamo chiesto come Save the Children che sia l’Italia che l’Europa si sforzino per garantire quelle operazioni di salvataggio in mare e quelle capacità di ricerca e soccorso che aveva Mare Nostrum – continua Di Benedetto – Anche se negli ultimi mesi se n’è parlato meno, gli sbarchi non si sono mai interrotti. Secondo un nostro dato, rispetto a gennaio 2014 le presenze sono aumentate del 60%. Le persone partono con qualunque condizione”.

Non tutti concordano però nell’indicare Triton come causa principale dell’ultima strage, né nel rimpiangere l’operazione Mare Nostrum: “Le tragedie come quella di ieri vengono sfruttate dai politici per invocare Mare Nostrum, che è solo un modo per finanziare la Marina e militarizzare Lampedusa e tutto il Mediterraneo, mentre non si agisce sulle cause vere dell’immigrazione, che sono le guerre”, dice Giacomo Sferlazzo dell’associazione Askatavusa di Lampedusa, che chiede a gran voce corridoi umanitari.