È dallo scorso febbraio che Ilaria Salis si trova in stato di detenzione preventiva in un carcere di Budapest, in condizioni disumane. La diplomazia italiana, chiamata più volte in causa dai famigliari della donna, non si è ancora espressa in tal senso, e non sembra voler spendersi per la militante antifascista che, a inizio anno, è stata accusata di aver aggredito dei neonazisti.

Nei primi giorni di febbraio in Ungheria viene celebrato il cosiddetto “Giorno dell’Onore“, per ricordare i membri delle Croci Frecciate (partito filo-nazista che governò il paese fra il ’44 e il ’45) che combatterono contro l’Armata Rossa nel febbraio del 1945. La celebrazione, divenuta nota a partire da metà degli anni ’90, è in realtà un mero pretesto per i vari neofascisti e neonazisti di tutta Europa per ritrovarsi e manifestare in nome di un presunto passato mitico, fatto in realtà di violenza, razzismo e intolleranza.
È questo il contesto in cui Salis è stata accusata dalle autorità ungheresi di aver aggredito dei manifestanti neonazisti; la donna è inoltre accusata di far parte di Hammerbande, gruppo tedesco avente l’obiettivo di attaccare i militanti fascisti o di ideologia nazista. I suoi legali hanno invece smentito.
Abbiamo intervistato Emanuela, persona vicina a Ilaria e alla sua famiglia. Salis «è accusata di aver attentato alla vita delle vittime, nonostante le lesioni riportate siano lievi (una prognosi fra i 5 e gli 8 giorni, ndr) e rischia una pena di 16 anni» ha detto ai nostri microfoni.

Le condizioni di detenzione di Ilaria Salis: semi-isolamento e manette di cuoio

A preoccupare, sono soprattutto le condizioni di Ilaria. Lo scorso ottobre Salis ha detto, tramite i propri avvocati, che da mesi vive una situazione di profondo disagio; la cella nel quale è confinata è sporca, pullulata di insetti e topi che le hanno, fra le altre, provocato una reazione allergica durante il primo periodo di detenzione. «Per mesi non ha potuto parlare con i genitori né potuto ricevere vestiti, dovendo indossare la biancheria intima che aveva al momento dell’arresto, senza assorbenti e dovendo lavarsi in un catino» prosegue Emanuela.

A questo si aggiunge la condizione di semi-isolamento: «Ilaria è tenuta in cella 23 ore su 24, e durante l’ora d’aria i detenuti stanno in un corridoio sottoterra. Di più, l’ora d’aria avviene in contemporanea con le docce, quindi Ilaria deve scegliere fra l’aria e il lavarsi – ha continuato ai nostri microfoni Emanuela – I trasferimenti fuori dal carcere avvengono con manette di cuoio a polsi e caviglie e con anche un guinzaglio di cuoio legato al polso della guardia carceraria. Tuttora non può ricevere lettere che non siano dei genitori o del compagno. È un trattamento disumano, che lede non solo la sua dignità ma anche la sua salute psicofisica; colpevole o innocente si tratta di un essere umano e io penso che nessuna persona debba essere trattata così». ha concluso Emanuela.
L’Ungheria è già stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per gravi violazioni dei diritti dei detenuti, violazioni che Ilaria sta evidentemente subendo.

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