Continua l’appuntamento settimanale con Musica Leggerissima, ogni giovedì alle 15 su Radio Città Fujiko, per parlare delle notizie più leggere del mondo della musica.

Musica Leggerissima: le notizie della settimana

Aldo Cazzullo ha intervistato Gino Paoli, chiedendogli perché nella sua autobiografia abbia definito il mondo dello spettacolo un “mondo di merda”. Paoli ha risposto che «è tutto apparenza. Oggi peggio di ieri. Ieri avevamo Mina e la Vanoni, oggi emergono le cantanti che mostrano il culo». Elodie, che negli ultimi mesi è stata oggetto di diverse polemiche su come ha deciso di vestirsi e mostrarsi nei suoi concerti e nella promozione del suo club tape, è intervenuta twittando su X un commento apparentemente rivolto a Paoli: «Ci sono artisti che hanno scritto capolavori, ma nella vita di tutti i giorni sono delle merde, è così. Io preferisco essere una bella persona». Dopo diversi giorni di dibattiti, ai microfoni di Rai Radio 1 Paoli ha specificato che «È stato interpretato male quel che ho detto. Più andiamo avanti e più l’apparenza è più importante della sostanza. Non è importante quanto tu sia brava a cantare, ma che tu sia gradevole. Seguendo questa mentalità Lucio Dalla non sarebbe mai diventato Dalla».
Si è accodato anche Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera: «Elodie non conosce Gino Paoli, altrimenti saprebbe che è una persona bellissima. […] Credo volesse stigmatizzare un costume che non è solo italiano: giudicare un artista dall’apparenza, una cantante dallo stacco di coscia, un chitarrista dall’allure demoniaca, un attore dall’occhio ceruleo. Elodie a mio avviso è un’artista bravissima. Ha una bella storia personale, irrobustita in periferia, arricchita dalle ascendenze creole della madre. Ha un bel corpo ed è del tutto libera di mostrarlo, come e quando decide lei. Le sue canzoni (la mia preferita è Andromeda) sono interessanti. Crescerà ancora, man mano che si affrancherà dalla cerchia Marracash-Mahmood che un po’ la definisce artisticamente e quindi la limita. Il paragone con Gino Paoli è privo di senso, come lo è qualsiasi paragone tra generazioni diverse».

Venerdì 16 dicembre sarebbe dovuto uscire Vultures, il joint album di Kanye West e Ty Dolla Sign, e invece non è uscito. Il motivo di questa uscita mancata potrebbe essere Nicki Minaj: West starebbe infatti cercando di contattarla per avere il suo consenso nell’utilizzo della strofa di Minaj, appunto, all’interno di un brano contenuto nell’album, New Body. Questa situazione si è creata perché il brano è abbastanza vecchio, ed era già stato leakato nel 2018: senza il permesso della rapper, che non sta rispondendo a West, la canzone non potrebbe essere pubblicata.
Sempre legata a Vultures è la seconda notizia che riguarda West. L’album conterrebbe un brano intitolato Everybody, costruito intorno al ritornello di Everybody dei Backsytreet Boys. È interessante l’articolo di Rolling Stone che spiega il motivo per cui, anche volendo, probabilmente i Backstreet Boys non potrebbero opporsi a questo omaggio: «Nel brano dei due rapper non c’è un sample diretto della canzone della boy band, bensì quella che in gergo si chiama interpolation: il segmento di brano infatti segue la linea melodica originale, ma è stato ricantato, in questo specifico caso da Charlie Wilson. Non essendo quindi un sample, ma un’interpolazione, non è stata utilizzata la registrazione originale e quindi è necessario il solo permesso dell’editore e non quello della casa discografica».

Damiano dei Maneskin ha valutato la possibilità di intraprendere un progetto solista in un’intervista per il The Allison Hagendorf Show: «Perché no? Penso che potrebbe essere una cosa molto salutare e molto distruttiva. L’unica cosa che conta è restare in accordo con la band, perché è ciò che mi ha dato tutto quello che ho».

Il cantante dei Negramaro Giuliano Sangiorgi, ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita, intervistato dal Corriere della Sera. Il Corriere titola su Mina che una volta gli telefonò alle tre di notte e su Jovanotti che una volta gli chiede l’autografo, ma tra gli altri aneddoti raccontati dal cantante ci sono la jam session con i Metallica dalle cinque del mattino all’alba, al termine della quale i Metallica se ne andarono per assistere alla messa in Vaticano, e il racconto di Sangiorgi del suo viaggio a New York. Sangiorgi menziona un momento difficile della band, in cui avevano bisogno di restare tutti un po’ soli; questo per lui si è tradotto in un viaggio a New York: «Fu un viaggio allucinante: io, Fabio Volo e Roberto Saviano abbiamo passato nove ore al bar dell’aereo. Quando siamo atterrati mi girava la testa. Lì ho sofferto per la prima volta la solitudine. Fino ad allora non ne avevo mai avuto paura».

Google ha divulgato i termini più cercati nel 2023. Il terzo personaggio cercato su Google in Italia dopo Sinner e Lukaku è risultato essere Peppino Di Capri, a cui fa seguito Shakira. La quarta morte più googlata è stata Toto Cutugno, mentre i cantanti più cercati sono stati, nell’ordine: Rosa Chemical, Fedez, Marco Mengoni, Anna Oxa, Lazza, Mr. Rain, Elodie, Gino Paoli, Ornella Vanoni e Giorgia. I testi delle canzoni più cercati in Italia sono stati invece:
1) Due vite (Marco Mengoni)
2) BZRP (Shakira)
3) Supereroi (Mr. Rain)
4) Cenere (Lazza)
5) Italodisco (The Kolors)
6) Made in Italy (Bdope e Rosa Chemical)
7) Alba (Ultimo)
8) Tango (Tananai)
9) Splash (Colapesce e Dimartino)
10) Everyday (Anna, Shiva e Takagi & Ketra)

Un articolo del Post, che traduce a sua volta un articolo di Matt Singer su ScreenCrush, si è chiesto il motivo per cui da anni i trailer dei film musicali non contengono più riferimenti al fatto che il film sia, appunto, un musical. L’articolo originale risale a novembre, ma è stato ripreso dal Post l’11 dicembre perché tra i film coinvolti c’è Wonka, uscito in Italia il 14 dicembre. Wonka fa parte appunto di questa sorta di trend di pubblicità ingannevoli: film musicali pubblicizzati come semplici film, senza includere alcuna sequenza cantata o ballata nei trailer. Chi si appassiona a determinati progetti saprà comunque che si tratta di musical, ma in molti vogliono semplicemente vedere un film al cinema, e si ritrovano a vedere numeri musicali in una storia che pensavano fosse narrata in tutt’altro modo.
Come riportato dal Post, secondo Singer una possibile spiegazione a questo fenomeno potrebbe essere che i produttori pensino che il pubblico sia poco interessato ai musical. Ne consegue che preferiscono realizzare dei trailer privi di sequenze ballate o cantate per attrarre più persone. Naturalmente, e leggo sempre dal Post, sorge spontanea la domanda: «Ma se gli studi cinematografici non credono che il pubblico generalista voglia [i musical], perché continuano a produrne così tanti per poi cercare di indurre gli spettatori a vederli con dei trailer fuorvianti?»

Chiara Scipiotti