Voce del verbo “riforestare”. La riforestazione della città è una delle pratiche suggerite dagli esperti per combattere gli effetti della crisi climatica, ad esempio le ondate di calore e l’inquinamento che attanaglia le città. In questo solco si muove la proposta avanzata dall’assemblea che sta organizzando il Bologna Climate Pride del prossimo 12 aprile, una parata che porta in strada quello che è stato il processo cittadino e non solo per fare spazio alle ecologie urbane con l’obiettivo di immaginare officine di sperimentazione di pratiche ecologiche.
Poiché la concessione degli attuali gestori dell’ippodromo di Bologna scadrà il prossimo giugno, il Climate Pride propone di trasformare quel luogo in una “foresta delle ecologie urbane”.
Una foresta delle ecologie urbane all’ippodromo di Bologna: la sfida del Climate Pride
L’ippodromo di Bologna è già una grande area verde nel quartiere Navile, in particolare nella Bolognina. La fine della concessione di un’area, come sempre, è un momento critico, perché non di rado si affacciano mire speculative per la trasformazione dei luoghi.
Il Bologna Climate Pride, però, gioca d’anticipo con una suggestione che è anche una proposta, quella appunto di trasformare l’ex ippodromo in una foresta.
«Abbiamo bisogno di costruire spazi per le ecologie urbane – spiega ai nostri microfoni Marco Palma di Bologna for Climate Justice – abbiamo bisogno di praticare la transizione dal basso, visto che quella dall’alto, come il Green Deal europeo, è quantomeno in un binario morto, se non finita».
Il Climate Pride, a monte, vuole aprire una riflessione sull’uso dello spazio pubblico, che «negli ultimi decenni è stato confinato, limitato e dedicato a opere infrastrutturali, a parcheggi o investimenti edilizi importanti – continua Palma – Noi invece pensiamo che sia necessario costruire spazi nuovi di pratica e di condivisione».
Nell’idea dei proponenti, la foresta delle ecologie urbane all’ippodromo dovrebbe essere un common urbano in cui le persone possano desigillare il terreno, piantare alberi, coltivare orti urbani, ma anche usufruire di momenti di conoscenza intersecando il sapere accademico a quello della strada.
ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCO PALMA: