La destituzione di Bashar al-Assad e il nuovo potere nelle mani dell’Hts di al-Jolani in Siria non determinerà un periodo di tranquillità per il Paese e l’instabilità è ancora presente nel suo futuro. Ne è convinto il giornalista Murat Cinar, che ai nostri microfoni ha spiegato come gli appetiti internazionali di quello che negli ultimi 14 anni è stato un terreno di una guerra per procura non si siano affatti saziati, ma semplicemente sono cambiati gli equilibri e le porzioni della “fetta di torta” che i vari attori in gioco pretendono.

Turchia e Israele reclamano fette della torta chiamata Siria

Uno dei principali attori esterni, che in realtà da anni controllano già porzioni della Siria, è sicuramente la Turchia. Gli stessi gruppi ribelli che hanno preso il potere, Hts in primis, sono creature foraggiate da Ankara. «Anche se non tutta l’operazione che ha portato al cambio di potere è merito suo – osserva Cinar – la Turchia è molto contenta di ciò che è accaduto come si evince dalle dichiarazioni di Recep Tayyip Erdoğan e di altri esponenti dello Stato turco».
Il giornalista cita, ad esempio, come le forze militari turche che controllano Idlib non abbiano reagito in alcun modo all’avanzata dei ribelli da quel territorio.
Non solo. In un’intervista televisiva, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha già fatto capire che dal nuovo potere in Siria ci si aspettano risultati, ad esempio «nella lotta politica e forse anche militare al confederalismo democratico», osserva Cinar, cioè il modello curdo.

Ad approfittare della situazione in Siria, però, c’è anche Israele. Dalle prime ore della presa del potere, Tel Aviv ha bombardato intensamente il territorio siriano, abbattendo al momento circa l’85% delle strutture antiaeree nel Paese e alcuni depositi di armi.
Non solo: il governo israeliano ha approvato un piano per raddoppiare i coloni nella regione del Golan, continuando la sua tipica politica coloniale.
«È vero che al-Jolani ha detto che ciò che sta facendo Israele si basa su motivazioni illegittime – rimarca il giornalista – ma non ha alcuna intenzione di scontrarsi con Israele e ha detto anche di non voler più permettere che la Siria sia un posto di transito delle armi iraniane per Hezbollah in Libano».

Questi e altri appetiti determineranno ancora una situazione di instabilità nel Paese nel medio e lungo periodo. «Finora abbiamo parlato di geopolitica, ma ci sono anche le questioni interne – sottolinea Cinar – I 14 anni di guerra hanno creato ostilità, distanze, scontri e controlli feudali e clanistici sul territorio. Poi ci sono milioni di siriani che forse e gradualmente rientreranno in Siria, ma in quale Siria? Non in quella che hanno lasciato alle spalle. Quindi di sicuro per qualcuno una torta bellissima da mangiare, anche perché c’è tutto il Paese da ricostruire, ma per la Siria possiamo prevedere un futuro molto pericoloso ed instabile».

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