La sua nomina colma un vuoto che non dura solo da luglio scorso, quando la delegata alla Cultura Elena Di Gioia decise di tornare alla sua professione precedente, ma comincia insieme al mandato stesso di Matteo Lepore a sindaco di Bologna nel 2021. Daniele Del Pozzo è il nuovo assessore alla Cultura del Comune di Bologna e per il ruolo che dovrà ricoprire ora lascia la direzione artistica di Gender Bender, uno dei festival internazionali più presigiosi di Bologna.
Il neo-assessore alla Cultura Daniele Del Pozzo racconta come intenderà il suo ruolo
È lo stesso Del Pozzo, ai microfoni del nostro William Piana, a raccontare com’è nata questa nomina. «È stata come un fulmine a ciel sereno – racconta il neo-assessore – È arrivata in maniera molto rapida ed è stata accolta dopo una seria e lunga riflessione, che ho dovuto però fare in tempi ristretti. Per me è un passaggio di vita, per certi versi». Del Pozzo afferma anche di essere molto contento del nuovo incarico e di affrontarlo in modo molto sereno.
Al tempo stesso dettaglia anche quali saranno le sue prime mosse: «Si comincia, credo, col prendere confidenza con una macchina che in parte conosco, perché ho avuto esperienze nel passato, non solo a Bologna, ma anche ad Ancona».
Ma è su come intende il suo ruolo politico che il neo-assessore alla Cultura conta di fare la differenza. «Avrò necessità di fare squadra – precisa Del Pozzo – perché da soli non si arriva da nessuna parte, la mia esperienza lavorativa ha sempre confidato nell’intelligenza collettiva, nel lavoro di gruppo e nelle competenze che, messe insieme, compongono il vero talento dell’agire sociale e culturale. Dopodiché si tratta di mettere in dialogo l’esperienza che io ho fatto in ambito culturale e sociale come operatore indipendente con la macchina amministrativa».
Oltre ad una lunga stagione da direttore artistico di Gender Bender, Del Pozzo ha messo il suo zampino anche nella creazione del Link Project.
E alla domanda sul futuro del festival del Cassero, il neo-assessore alla Cultura afferma di essere stato lungimirante nell’aver saputo costruire negli anni «un’ottima squadra di lavoro, composta da persone che hanno vent’anni meno di me, a cui posso affidare in modo certo il lavoro che ho compiuto in questi anni. Questo mi fa uscire fuori dal Cassero con una grande serenità e soprattutto penso che la lungimiranza in ambito culturale di guardare a un passaggio di consegne a generazioni diverse possa essere una chiave con cui spero di poter agire anche in ambito comunale».
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