Questa mattina abbiamo discusso della situazione siriana con Aya Homsi, giovane studentessa bolognese, che assieme ad un gruppo di amici ha creato un gruppo Facebook, Vogliamo la Siria libera, che ben presto si è trasformato in un punto di incontro e discussione per chi vuole capirne di più sulla situazione siriana e i suoi sviluppi.

Attività estremamente importante visto che le notizie che filtrano dal paese sono molto scarse. I giornalisti occidentali non sono ammessi nel paese ed è soprattutto grazie agli attivisti e i video da loro postati su Youtube che sappiamo cosa sta succedendo.

Il regime di Assad è sostenuto dai paesi amici come la Russia, l’Iran e il Venezuela con massicci invii di armi, petrolio e mercenari nella più totale indifferenza dell’Occidente. Anche gli Stati Uniti, nonostante le ripetute dichiarazioni di condanna delle politiche repressive del regime, non sono ancora intervenuti, a differenza da quanto era successo in Libia.

La repressione sempre più violenta di Assad ormai in declino e un sistema sanitario vicino al collasso stanno colpendo la popolazione civile. Chi ha potuto, ha lasciato il paese rifugiandosi nei campi profughi turchi e giordani, fuggendo da una situazione ormai invivibile.

Come ha spiegato Aya Homsi ai nostri microfoni, quella in Siria non è una rivolta per il pane, ed in questo non è paragonabile alle Primavere arabe, ma è una lotta che viene portata avanti per la democrazia e la dignità della popolazione. 

Paolo Antoniazzi