Dal giorno 8 febbraio al 25 maggio splende a Bologna la Golden Age seicentesca dell’Olanda: Vermeer…ma non solo!

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Annunciata da tempo, preceduta dal clamore di romanzo e film, appesantita dal solito sciocchezzario pubblicitario (la nuova Monna Lisa …) è arrivata in città La Ragazza con l’Orecchino di Perla, capolavoro di Johannes Vermeer, pittore del seicento olandese, secolo d’oro del barocco nordeuropeo.

Prima dell’apertura al pubblico (da lunedi a giovedi 9-20, venerdi e domenica 9-21, sabato 9-22) la mostra è stata presentata in anteprima alla stampa giovedi mattina. Nell’affollatissima sala di Palazzo Pepoli, dopo gli interventi introduttivi di presidenti e sponsor, il curatore della mostra Marco Goldin ha ricordato l’opportunità che ha reso possibile l’ esposizione della Ragazza per la prima volta nel nostro paese: la ristrutturazione del Mauritshuis Museum all’Aja e il conseguente tour mondiale di una delle più pregiate collezioni d’arte del secolo d’oro del barocco olandese. Dunque una mostra itinerante che però a Bologna, per usare le stesse parole di Marco Goldin, è stata smontata e rimontata in una nuova veste, con un numero maggiore di opere presenti in esposizione rispetto alle precedenti piazze, con un catalogo ricreato apposta per l’evento felsineo, divisa in un percorso espositivo di sei parti: storia del Mauritshuis, Paesaggi, Ritratti, Interni con Figure, Nature Morte, La Ragazza con l’orecchino di perla (e una stanza tutta per sé). “E’ ovviamente un onore per me essere riuscito a portare in Italia per la prima volta questo capolavoro” dice Marco Goldin “Vorrei che il pubblico si ponesse davanti a questo quadro non soltanto come a un’icona pop, ma anche come a una rappresentazione sublime della bellezza dipinta. In questo quadro tutto vive dentro una sorta di silenzio crepitante, che chiama ognuno di noi verso il luogo dell’assoluto”.  Il curatore avverte di sgomberare la mente dalle facili mitologie di libri e film, dato che la fiction ha inventato una figlia o una serva quasi sicuramente mai esistite e consiglia invece di assaporare tutta la novità del tronie, l’idealizzazione pura ed estetica della bellezza trovati in volti ritratti, di cui Vermeer fu grande maestro.

Ma la visita, in direzione dell’ultima sala della Ragazza con l’Orecchino di Perla, presenta molte grandi sorprese al viandante. Nelle sale precedenti si trovano altri tesori di incredibile fattura, a cominciare da quella parete dei Rembrandt strepitosi, dove Il Canto di lode di Simeone non ha poi tanto da invidiare alla star della mostra. La Vecchia Merlettaia di Nicolaes Maes, Il Cardellino di Carel Fabritius, La Vanità con teschio di Pieter Claesz, La Ragazza che Mangia le Ostriche, l’altro Vermeer di Diana e le sue Ninfe, sono regali per gli occhi per chi, dopo il forte impatto d’insieme, si voglia soffermare sulla incredibile capacità pittorica dei particolari: l’orlo della veste, l’oreficeria degli anelli, la caduta della luce, gli sguardi di una borghesia mercantile che metteva in mostra nei dipinti tutti i suoi nuovi usi e costumi per un inedito tempo di vita fatto di strumenti, animali domestici, intimità della casa.

Nel giorno dell’anteprima stampa dell’esposizione era evidente sui volti degli organizzatori non solo la tensione per l’evento e la fatica accumulata nei giorni precedenti, ma anche la soddisfazione di essere arrivati al taglio del nastro  “L’obiettivo di Genus Bononiae – Musei nella Città” precisa il Presidente Roversi Monaco “è di cogliere questa magnifica occasione per rilanciare Bologna, con quello che si annuncia come un grande successo, sia per il numero delle presenze sia per la soddisfazione di veder proposto a molti il percorso museale da noi creato, e inaugurato nel 2012 dal Presidente della Repubblica.”

Che la festa cominci!