Gli entusiasti per l’arrivo della neve, specialmente sull’Appennino emiliano, forse hanno gioito troppo presto. La carenza di nevicate è ancora molto grave e dieci giorni fa si aggirava sul 69% a livello nazionale.
Il problema non è solo per il turismo invernale, che ha visto gli impianti di risalita fermi, ma soprattutto per l’approvvigionamento di acqua per la primavera e l’estate, quando la domanda aumenta. All’appello, secondo il Centro Internazionale di Monitoraggio Ambientale (Cima), mancano 4 miliardi di metri cubi d’acqua sotto forma di neve.

A carenza di neve corrisponde carenza di acqua: il deficit in Italia

La spolverata di neve di queste ultime ore è ben poca cosa. Sull’Appennino bolognese sono caduti appena 10 centimetri in un periodo che vedeva depositi anche superiori ai 50-70 centimetri.
«L’Italia sta affrontando un altro grave deficit di risorse idriche da neve nel 2023», osservava Cima appena dieci giorni fa. Tradotto in dati, sulle Alpi italiane c’è appena un terzo delle risorse idriche nivali rispetto agli ultimi anni, mentre la situazione è ancora più grave in Appennino. In Abruzzo si registra un -84% di neve.

L’elaborazione di Cima

«Dobbiamo sempre tenere a mente che la neve che si deposita oggi sulle nostre montagne è in gran parte l’acqua che useremo in primavera e in estate – osserva ai nostri microfoni Francesco Avanzi, ricercatore di Cima – Quindi la neve che oggi non vediamo è acqua che non andrà a riempire i nostri fiumi proprio nel momento in cui noi avremo più bisogno d’acqua».
Negli ultimi giorni la situazione è un po’ migliorata perché le temperature sono scese e in alcune zone è nevicato. Ciononostante il deficit è ancora consistente e, per colmarlo, dovrebbe nevicare più di quanto nevichi in questo periodo.

Avanzi sottolinea che c’è ancora tempo per capire cosa accadrà questa primavera e questa estate, perché la data convenzionale per la fine della stagione di accumulo è l’1 aprile. Guardando il trend degli ultimi anni, però, non c’è da aspettarsi il meglio: le nevicate sono sempre più scarse.
«I cambiamenti climatici non sono un fulmine a ciel sereno – sottolinea il ricercatore – Sono diversi anni se non decenni che la comunità scientifica ha evidenziato la tendenza verso un clima più caldo e di conseguenza della riduzione della neve in montagna. L’anno scorso ha fatto molto caldo e ha piovuto molto poco, quest’anno come pioggia siamo messi un po’ meglio, ma sicuramente continua a fare caldo e questo comporta una riduzione delle nevicate».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO AVANZI:

La politica ha paura di affrontare i cambiamenti climatici: la critica di Volt a Bonaccini

La carenza di neve in Appennino non è un dato eccezionale, ma è una tendenza che si consoliderà sempre di più, come aveva spiegato ai nostri microfoni il meteorologo Federico Grazzini.
Per queste ragioni, tra le altre cose, occorrerebbe riconvertire l’economia montana in Emilia-Romagna, ma la finora la Regione si è mossa in modo diverso. Sia l’assessore regionale Andrea Corsini che il presidente Stefano Bonaccini, infatti, hanno chiesto ristori al governo e sostenuto la necessità di dotarsi di cannoni sparaneve hi-tech per sostituire con neve artificiale quella naturale che manca. Una posizione che è valsa alla giunta regionale le critiche di Volt.

«Solo a novembre scorso – ricorda Marcello Saltarelli, portavoce di Volt Bologna – il Comune di Lizzano in Belvedere, una delle principali mete sciistiche del comprensorio, è stato assistito dalle autopompe della protezione civile per fornire acqua ai cittadini a causa delle sorgenti naturali in secca. Se prosciughiamo definitivamente le falde acquifere per sparare neve sulle montagne quando non nevica da settimane, con 10 gradi di temperatura esterna, cosa berremo quest’estate?».
In particolare, Volt sottolinea che per innevare appena due chilometri di piste da sci sono necessari ben 20 milioni di litri d’acqua.

Saltarelli punta quindi il dito contro la Regione guidata da Stefano Bonaccini. «Da una politica regionale che si fa vanto di essere all’avanguardia, progressista e capace di tutelare il territorio – afferma l’esponente di Volt – ci saremmo aspettati una presa di coscienza verso il mondo che cambia, uno studio di progetti turistici alternativi per sostenere l’indotto perso dallo sci con la consapevolezza dei cambiamenti climatici in atto. E invece, increduli, assistiamo alla richiesta da parte dell’assessore Corsini e del presidente Bonaccini di finanziamenti milionari per poter installare cannoni da neve di ultima generazione. Uno spreco di acqua, energia e soldi, in una regione che è sempre più esposta al rischio siccità, in un periodo in cui agli italiani è stato richiesto di non usare il riscaldamento perché siamo in crisi energetica».

Ma la politica, anche regionale, sottovaluta la portata dei cambiamenti climatici? «Non credo – afferma il portavoce di Volt – Il punto è che di fronte a catastrofi la politica ha paura di affrontarle. Invece serve lungimiranza, una visione prospettica, non fissare l’orizzonte alla prossima elezione per paura di scontentare oggi chi ti ha votato ieri».
Per Saltarelli, una politica lungimirante e progressista dovrebbe quindi trovare le soluzioni prima degli altri.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCELLO SALTARELLI: