È l’umore di chi la guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: davanzali, tende che sventolano, zampilli. Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s’impiglieranno raso terra, nei rigagnoli, i tombini, le resche di pesce, la cartaccia. Non puoi dire che un aspetto della città sia piú vero dell’altro, però della Zemrude d’in su senti parlare soprattutto da chi se la ricorda affondando nella Zemrude d’in giù, percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri. 

Nessuno meglio di Italo Calvino nel suo Le Città Invisibili avrebbe saputo raccontare come una molteplicità di sguardi danno forma e abitano altrettante molteplici versioni di una stessa città. Il progetto A propria misura raccoglie tutte queste prospettive, puntando lo sguardo su uno dei luoghi simbolo di Bologna: il portico

A propria misura: 15 modi per vivere e abitare i portici

«È un interno ma è un esterno, spazio che invita alla sosta ma anche spazio di passaggio, spazio vissuto quotidianamente da chi lo vede affacciandosi dal balcone di casa o da gente che sotto il portico ci vive». Così ai nostri microfoni Valeria Cavallone, studentessa dell’accademia di Belle Arti di Bologna che ha preso parte al progetto, descrive lo spazio ambiguo del portico

A propria misura è un progetto curato da Hamelin e Piazza Grande, in collaborazione con Accademia di Belle Arti e Settore Biblioteche e Welfare Culturale, con il contributo del Comune di Bologna. Valeria ci racconta che «il progetto nasce dall’esigenza di riflettere sul portico […] non per fare fumetto d’inchiesta ma per ragionare su una dimensione che fosse anche narrativa» e così, lo scorso novembre, un gruppo composto da studenti e studentesse del Corso di Fumetto e Illustrazione dell’Accademia di Belle Arti, collaboratori della redazione della rivista “Piazza Grande”, persone inserite nei servizi di contrasto alla grande emarginazione adulta (GEA) e tre voci emergenti del fumetto italiano – Martina Sarritzu, Dario Sostegni e Roberta Scomparsa – hanno preso parte a un workshop, ospitato da Fondazione Rusconi, che Valeria definisce «un’operazione folle» perché in soli cinque giorni è stato deciso di tirarne fuori un volume a fumetti. Guidati dal disegnatore Miguel Angel Valdivia hanno esplorato i portici del centro per raccontarli a fumetti, dando così forma alla città non più tanto invisibile -per riprendere Calvino- anche di chi, spesso, invisibile lo si sente. 

Il risultato sono 15 storie inedite che riflettono la varietà del gruppo che le ha disegnate, «storie molto diverse tra loro che si incastrano alla perfezione» dice Valeria. Sotto i portici di A propria misura si muovono amici di ritorno da un appuntamento andato male, un rider dal volto di lumaca che sogna di volare, una coppia che si intrattiene su un divano in attesa del ritiro rifiuti ingombranti. Ogni racconto illustra un modo diverso di abitare i portici, con l’intenzione di concentrare lo sguardo su un luogo per cogliere tutte le identità e le esperienze che può contenere. «Il portico che viviamo tutti i giorni è come se fosse un centro di storie che si intrecciano di continuo» dice Valeria, e le storie si sono rivelate talmente ricche che è stato naturale trasformarle in un vero e proprio libro a fumettiA propria misura, curato da Miguel Angel Valdivia, è disponibile presso il Mercato Piazza Grande (via Stalingrado 97/2) e La Leonarda (via S. Leonardo 2/a), con un’offerta libera a partire da 5 euro. Le tavole originali delle storie sono invece in mostra dal 18 al 30 gennaio presso le Scuderie di Biblioteca Salaborsa.

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