Nonostante l’assenza di una legge nazionale che aiuti le città a fronteggiare l’esplosione degli affitti brevi turistici, una delle cause dell’espulsione dai centri storici dei residenti, il Comune di Bologna è riuscito a trovare uno strumento che permette di contenere e regolare il fenomeno, prevenendo anche speculazioni e abusi.
E ieri il Tar ha dato ragione all’Amministrazione, riconoscendo la legittimità delle misure e rigettando i ricorsi di società e associazioni di gestori dei b&b.

Affitti turistici: il Tar dà ragione al Comune per le modifiche che regolamentano il mercato

Tutto nasce da una modifica al Regolamento Edilizio e una variante al Piano Urbanistico Generale (Pug) adottate l’anno scorso. In particolare, l’Amministrazione ha fissato a 50 la soglia minima di metri quadrati per affittare per uso turistico un appartamento, ma soprattutto ha introdotto la nuova categoria B3 per gli alloggi destinati all’affitto breve turistico. In questo modo la conversione di un alloggio in struttura ricettiva per turisti non è più automatico e discrezionale, ma deve essere sottoposto ad una domanda per il cambio di destinazione d’uso, in particolare da abitativo residenziale a ricettivo extra-alberghiero.

Con questi nuovi strumenti l’Amministrazione comunale può esercitare un controllo sul numero e sulle caratteristiche degli alloggi trasformati in b&b.
E gli effetti si sono visti subito. «Da quando sono subentrate le nuove regole – racconta Emily Clancy, vicesindaca con delega alla Casa – sono state presentate 571 richieste di cambio d’uso. Di queste, quasi 500 sono già efficaci, ma l’11% si è fermato. Senza regole, tutte le trasformazioni sarebbero avvenute senza controllo».

Le modifiche hanno trovato l’opposizione di alcuni proprietari e gestori di b&b, che hanno presentato ricorso al Tar. Tra loro figura l’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab) e la società Cleanbnb.
Le tre sentenze del Tar di ieri hanno invece dato ragione al Comune di Bologna, che nero su bianco sostiene che la tendenza all’espulsione dai centri storici dei residenti dipende anche dalla «progressiva sottrazione» di alloggi per finalità turistiche e per questo il Comune «ha adottato una misura non irragionevole, la quale limita ma non vieta in termini assoluti l’offerta di alloggi extra-alberghieri».

«I nuovi strumenti ci permettono di aver maggiore contezza del fenomeno – sottolinea Clancy – per intervenire coi controlli, per cercare di limitare il proliferare di micro-appartamenti destinati solo a soggiorni brevi e per riportare trasparenza nel mercato».
Che ci sia bisogno di trasparenza e controlli lo dimostra anche il risultato delle indagini della Guardia di Finanza, che ha multato 80 strutture ricettive abusive, tra cui un gestore di 47 appartamenti che ha anche omesso la presentazione delle dichiarazioni dei redditi e Iva per oltre un milione di euro di ricavi. Oltre a ciò, le Fiamme Gialle hanno scoperto 200 b&b privi del Codice Identificativo Nazionale (Cin) e un alloggio di edilizia residenziale pubblica destinato invece ai turisti.

La vicesindaca osserva che i nuovi criteri urbanistici adottati sono tecnici, però «questa è una scelta politica, perché il diritto alla casa viene prima del massimo profitto». Nonostante ciò, continua a essere necessaria una regolamentazione nazionale e un piano casa nazionale.
È per questa ragione che Bologna fa parte della cordata di Amministrazioni locali che esercita pressioni sul Ministero e che ha elaborato cinque proposte per un piano casa nazionale.

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