È sembrato piuttosto grottesco il tentativo di golpe in Bolivia, fallito miseramente a poche ore dal suo inizio. Al punto che qualcuno inizia a ipotizzare che sia stata una messa in scena, una sorta di auto-golpe voluto dal presidente boliviano Luis Arce per uscire dalla crisi di consenso che sta vivendo nell’ultimo anno e che potrebbe costargli il posto in vista delle elezioni dell’anno prossimo.
Il fatto che i militari non abbiano interrotto le comunicazioni, che non abbiano preso il controllo della tv di Stato, che i media fossero tutti in loco a trasmettere in diretta quanto stava accadendo sono elementi che fanno dubitare della autenticità del colpo di Stato, in un Paese che, dalla sua indipendenza nel 1821, ne ha registrati quasi 200.

Il fallito golpe in Bolivia e il contesto di crisi nel Paese

A spiegare il contesto in cui è avvenuto il golpe fallito in Bolivia è, ai nostri microfoni, il docente universitario Giorgio Tinelli, esperto di America Latina.
Sono due gli elementi sottolineati da Tinelli. Da un lato la crisi economica che nell’ultimo anno sta interessando il Paese in seguito a quella che viene definita la “crisi dell’estrattivismo“. La Bolivia è uno dei maggiori produttori al mondo di gas, ma negli ultimi tempi la produzione è crollata e ciò ha rappresentato un contraccolpo significativo per l’economia. Se con la presidenza di Arce il Paese aveva conosciuto una crescita economica piuttosto florida, questa luna di miele sembra terminata.

Il secondo elemento è il conflitto interno al partito di Arce, il Movimento per il Socialismo. Un conflitto che lo vede contrapporsi al suo predecessore, Evo Morales, che è stato presidente della Bolivia per 15 anni ed ha nazionalizzato le aziende di idrocarburi.
Considerando questi due elementi, la tesi dell’auto-golpe avrebbe un senso, cioè quello di far recuperare consenso ad Arce, anche se non si sa per quanto.

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