Aumentano gli episodi di intimidazione da parte di Guardia Costiera e Marina libiche nei confronti delle navi delle ong che effettuano soccorso in mare. Aggressività che si è intensificata dopo l’addestramento europeo ai militari libici e i memorandum firmati con l’Italia. L’Europa prosegue la sua politica per esternalizzare le frontiere e far fare il lavoro sporco ai Paesi africani. L’intervista al giornalista Francesco Floris.

Libia aggressiva con i migranti? Lo chiede l’Europa

Intimidazioni, spari, manovre azzardate e semi-speronamenti nei confronti delle navi delle ong, respingimenti illegali dei barconi in acque internazionali. Si susseguono le notizie che testimoniano l’aggressività di Marina e Guardia Costiera libiche nel Mediterraneo. L’ultima in ordine di tempo risale a ieri, domenica 11 giugno, quando le navi delle ong che stavano soccorrendo un barcone naufragato sono state intimidite e respinte. Oltre 50 i morti e 8 i dispersi tra i migranti.

“C’è una lunga cronologia di episodi di questo tipo – racconta ai nostri microfoni Francesco Floris, giornalista di Open Migration, Vice e Linkiesta – ma il fenomeno è notevolmente aumentato da quando si è concluso il programma di addestramento della forza europea che opera nel Mediterraneo nei confronti di 93 tra ufficiali, sottuficiali e cadetti della Marina militare libica“.
Ufficialmente l’addestramento verteva su temi come la lettura delle carte nautiche o lo spegnimento di un incendio. “Il sospetto, che è ormai è qualcosa di più – osserva Floris – è che questo servisse a subappaltare alle autorità libiche i respingimenti collettivi vietati dal diritto internazionale“.

La politica degli accordi con Paesi extraeuropei per l’esternalizzazione delle frontiere e il contenimento dei flussi migratori, dunque, prosegue. L’accordo europeo con la Turchia, i memorandum italiani con Sudan, Niger e Libia, in realtà, hanno precedenti di lunga data. “Gli accordi con la Libia di Gheddafi e il governo Berlusconi-Maroni, che portarono condanne all’Italia nel 2004 e nel 2011 per i respingimenti in mare – sottolinea il giornalista – si basavano su documenti di nove mesi prima del ministro Giuliano Amato del governo Prodi”.

La differenza con allora è che oggi la Libia è un Paese altamente instabile. Gli accordi di Italia e Europa sono stati stipulati col governo di Fayez al-Serraj, che però controlla meno di un terzo del territorio.
Il pattugliamento del mare è spesso gestito dalle municipalità. “Le autorità municipali in Libia sono molte, frammentate e non sempre cercano di raggiungere gli stessi obiettivi – continua Floris – Alcune guardie costiere sono colluse coi trafficanti di uomini, come riportano alcuni giornalisti che operano in Libia. Questo spiega anche l’intervento spregiudicato in mare nei confronti dei barconi che sono partiti senza aver versato il pizzo alle autorità”.