Jacopo Incani è un artista eterogeneo e complesso. Le sue canzoni sono una miscela di cantautorato e sonorità elettroniche che parlano dell’italia di oggi, in modo chirurgico e a volte feroce. Noi ci siamo incuriositi e abbiamo voluto saperne di più.

La Macarena su Roma è un’album non certo fatto di canzonette facilmente fruibili. Bisogna sedersi e ascoltare con attenzione per dipanare il groviglio di parole mescolate a ritagli audio presi dai peggiori programmi Tv.

La Macarena su Roma è anche il risultato di quattro anni alienanti, passati a lavorare in un Call Center. Anni nei quali nelle pause tra una telefonata e l’altra Jacopo buttava giù i testi delle canzoni. E così la sua voce stridula e la nevrosi delle sonorità sono in grado di trasmetterci tutta l’ansia che provoca un lavoro-incubo.

E dall’incubo però Jacopo è uscito, si è licenziato e coi soldi dell’Inps è riuscito a prodursi questo album, con qualche campionatore, una chitarra e poco più.

L’artista sardo scrive per esorcizzare ciò che lo spaventa, così prendono vita quei personaggi inquietanti che sono una banale parte di lui, la peggiore delle banalità dell’oggi in cui essere liberi significa solo poter decidere tutto, ma esclusivamente per sè stessi.