Sul discorso del “fare beneficenza” siamo abituati a dire che si fa in silenzio. Che è qualcosa di privato e di talmente dignitoso e nobile da non aver bisogno di essere sbandierato al mondo. Siamo anche abituati a storcere il naso di fronte alle plateali dimostrazioni di magnanimità di chi si schiera dalla parte dei deboli pur essendo forte. Non ci ispira fiducia, non ce la racconta giusta. “Con tutti i soldi che ha, ne avrebbe potuti donare di più. Avrebbe potuto farlo e basta senza farlo sapere a mezzo mondo”.
Arriviamo al caso Ferragni-Balocco. Ferragni è per sua scelta un personaggio sovraesposto. L’indignazione che l’ha travolta è la miccia infiammata di una bomba che non vedeva l’ora di esplodere. La aspettavano tutti al varco. È ricca, è di successo, e qualcosa ci è sempre puzzato. La rabbia per il caso Balocco è seconda a una lunga serie di vecchi rancori verso un duo, quello Fedez-Ferragni (agli annali Ferragnez), che ha fatto della propria vita uno show agli occhi del pubblico, al grido di “basta che se ne parli”. Sì perché nel bene o nel male se ne parla sempre, moltissimo, ovunque. Il video di scuse di Ferragni, in cui si è meticolosamente calata nei panni di una mesta penitente, non ha solo messo altra brace al fuoco. Ha dimostrato ancora una volta che nonostante gli attacchi dalla politica, nonostante gli scandali e le polemiche che periodicamente arrivano dentro casa Ferragnez, il potere di questi personaggi pubblici (ma senza alcuna responsabilità pubblica), è un potere d’immagine che è anche, volenti o nolenti, una macchina da soldi. In un paio di giorni la tuta indossata da Ferragni nel video di scuse è stata non solo immediatamente rintracciata sugli scaffali digitali dell’e-commerce, ma è andata sold out. Una tuta grigia da 600 euro.
Quello che qui ci interessa notare è che Ferragni non ha alcuna responsabilità verso i cittadini in quanto tali, quanto piuttosto verso i consumatori dei suoi prodotti. È un’azienda, ragiona come tale. Sbaglia e cerca di rimediare offrendo in pasto alla rabbia dei suoi seguaci ben due milioni di dispiaciutissimi euro, anche questi da devolvere in beneficenza. Ma la fame di indignazione e di sconcerto sarà sazia? Basterà che Ferragni si allontani per qualche giorno dai social e poi torni a mostrare, non più mestamente, le sue sfavillanti attività quotidiane? Basterà. E può andar bene così. Ma la questione a cui possiamo arrivare è un’altra.

Consumatori vs cittadini


Nel giro di una settimana i telegiornali si sono riempiti di titoli di condanna per Ferragni, di interviste per le strade di Milano a gente comune che o perdona o condanna, ma che in ogni caso un pensiero se lo è fatto sulla vicenda, quale che sia. L’indignazione, poi, è montata velocissima ed è rimasta sospesa ancora e ancora fino a permettere di scavare un pochino e arrivare a dubitare anche della partnership con Dolci Preziosi per le uova di Pasqua del 2021 e 2022. Si è iniziato a cercare, sono partite delle indagini. È giusto, è bene.
Ma quanta di quella indignazione, quanta di questa meticolosità è stata invece riservata a tanti altri casi altrettanto scandalosi che invece hanno riguardato le tasche e la pelle dei cittadini contribuenti, e non solo dei consumatori dei prodotti col marchio Ferragni? Quando è stata l’ultima volta in cui i giornali hanno titolato per giorni e giorni consecutivi di Ministri della Repubblica indagati o protagonisti di vicende degne almeno di una storta di naso? Eppure ce ne sono, ce n’è a dire il vero un’ampia parure. C’è invero anche un’altra questione che ogni anno un po’ scompare dietro ai servizi patinati dei tg della rete pubblica. Tra un servizio sui regali di Natale e uno sul menù del cenone di capodanno, ogni tanto ricompare la questione della legge di bilancio, questa sconosciuta. Quanti degli intervistati pro e conto Ferragni hanno un quadro dell’attualità politica che li riguarda? Quanti hanno idea che gli scioperi che da due mesi disturbano i loro viaggi e i loro appuntamenti siano dovuti a una legge di bilancio che si annuncia, prima ancora di essere approvata, problematica?

Siamo ancora cittadini o siamo solo consumatori?


Mi aggancio alla letteratura scientifica per dire che, secondo uno studio del 2022, i politici a cui viene riconosciuto di aver mentito e di aver voluto ingannare il proprio elettorato non hanno ripercussioni in termini di credibilità. I politici, cioè, possono mentire senza pagarne le conseguenze a livello di fiducia dei cittadini. I Ferragnez anche, ma almeno se ne parla. Anche il Presidente del Consiglio ne parla.
Fino al prossimo scivolone pubblico, fino alla prossima gaffe, saremo consumatori indignati e quasi mai cittadini impegnati, informati e di buona memoria.