Il presidente dell’Autostazione si difende dalle accuse nate da alcuni cittadini a proposito delle nuove panchine che impediscono ai clochard di sdraiarsi: “Nessun accanimento contro i senza fissa dimora: si fa così dappertutto”. L’architettura ostile che esclude gli emarginati, esplosa in tutte le città, ormai è stata introiettata culturalmente.
Un nuovo paragrafo nella rimozione della povertà dalla vista della città turistica e facoltosa è stato scritto all’Autostazione di Bologna. Le panchine restaurate che si trovano presso i terminal di partenza ed arrivo dei pullman, infatti, sono state modificate e, per come si presentano oggi, impediscono ai senza tetto di sdraiarcisi.
La polemica è nata sui social, alimentata da alcuni cittadini che hanno notato questo nuovo particolare e che non hanno mancato di commentare in senso critico.
Su Repubblica Bologna, il presidente dell’Autostazione, David Pierinelli, replica alle accuse e giustifica la scelta: “Le panchine non le abbiamo acquistate nuove, ma abbiamo ristrutturato quelle esistenti risparmiando sui costi. Sì, abbiamo aggiunto i divisori per appoggiare le braccia, ma non è un atto contro i senza fissa dimora, si fa così dappertutto“.
E poi prosegue: “Le nostre guardie giurate hanno l’indicazione di non allontanarli dalla sala d’attesa anche se senza biglietto. Altro discorso è garantire la sicurezza, allontanare chi delinque come gli spacciatori. Dopo i Daspo in Montagnola scendono qui da noi, per questo è stata aumentata la vigilanza privata e sono cresciuti i controlli delle forze dell’ordine”.
Le parole di Pierinelli, in realtà, tradiscono due elementi interessanti. Anzitutto non si tratta di panchine nuove, dove i divisori erano già presenti da fabbricazione, ma l’aggiunta contestuale al restyling è una vera e propria scelta. Una scelta che qualcuno, come Alessandro Caprara dell’Arci Ritmo Lento, considera non funzionale agli stessi passeggeri: “La preoccupazione principale deve essere quella di far sedere non meno e non più di 3 persone”.
Ma soprattutto, il “si fa così dappertutto” del presidente dell’Autostazione conduce esattamente all’architettura ostile, esplosa in molte città d’Italia, proprio allo scopo di allontanare da zone di rilevanza, stazioni o luoghi turistici, gli indigenti e gli emarginati, considerati un fattore di disturbo e presi di mira dalla legge Minniti che li considera “indecorosi”.
Le panchine coi braccioli sono ormai all’ordine del giorno, così come i tornelli, gli scivoli sui gradini dei portoni e i wc a pagamento obbligatorio.
Pierinelli, con la sua ingenuità vera o opportunistica che sia, in un certo senso dice il vero: si fa così dappertutto, perché il fastidio e la rimozione dei poveri dai centri cittadini e dai luoghi di interesse turistico sono stati ormai assimilati e introiettati culturalmente e l’accoglienza è ormai diventato un concetto destinato solo a chi ha potere e disponibilità economica.
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