Abolizione del reddito di cittadinanza da gennaio 2024, abbassamento del cuneo fiscale e prolungamento dei contratti a termine. Queste sono solo alcune delle novità introdotte dal Decreto lavoro approvato il primo maggio dal Consiglio dei ministri. Non sono mancate le polemiche da parte delle opposizioni e dei sindacati. Secondo Landini, infatti, la decisione di tagliare il cuneo fiscale risponde a una richiesta dei sindacati, ma non risolve il problema perchè si tratta di un intervento temporaneo e non strutturale. Ma c’è anche un altro punto che ha fatto storcere non poco il naso: l’introduzione di un fondo di risarcimento per le famiglie di studenti e studentesse morti durante l’alternanza scuola-lavoro.

Alternanza scuola lavoro, gli studenti contestano lo strumento in sè

«Noi dell’Unione degli Studenti (Uds) siamo critici su tutto il tema dell’alternanza scuola-lavoro. Crediamo che l’istruzione e la scuola debbano essere uno strumento di emancipazione e di formazione del pensiero critico», ha affermato ai nostri microfoni Martina Fazio dell’Uds.
E l’alternanza scuola-lavoro, attualmente Pcto, non sembra essere la soluzione migliore in questo senso. La scuola più che un mezzo per incentivare l’emancipazione della persona diventa uno strumento per accellerare l’entrata di studenti e studentesse, che dovrebbero concentrarsi ad arricchire il prorpio bagaglio culutrale, nel sistema produttivo.

La soluzione? Gli attivisti e le attiviste di Uds ne hanno già pensata una: la “istruzione integrata”, che prevede un avvicinamento al mondo del lavoro non strumentale a diventare parte del sistema produttivo, ma più consapevole. «Noi ci immaginiamo dei processi per i quali gli studenti e le studentesse vengano formate sul mondo del lavoro a 360 gradi» per esempio anche attraverso l’acquisizione di conoscenze nell’ambito del diritto del lavoro, attraverso un dialogo più aperto. «Il ragazzo o la ragazza non dovrà andare, dunque, nell’azienda o nella fabbrica, ma verrà formato in ambiti differenti. Noi crediamo, per quanto sia giusto ci siano questi fondi, che il vero problema sia all’origine e dipenda anche da come oggi viene percepita la scuola».

E per quanto riguarda gli istituti tecnici e profesisonali, in cui l’alternanza scuola-lavoro è parte integrante del percorso formativo? Secondo Fazio sarebbe necessario fare una riflessione a monte che riguarda tutti gli istituti tecnici e professionali. Qual è lo strumento? E come viene percepito l’istituo in sè? Ad oggi, infatti, continuano a esistere scuole di serie A e serie B, ha specificato Fazio e quindi bisognerebbe innanzitutto chiedersi il perchè.
In ogni caso, secondo la maggior parte di studenti e studentesse il modello attuale dell’alternanza scuola-lavoro è abbastanza inutile perchè spesso si rischia di svolgere lo stage in luoghi poco consoni rispetto al proprio percorso scolastico e in generale ci sono pochi elementi arricchenti anche in termini di esperienza.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARTINA FAZIO:

Sofia Centioni