Il Prefetto di Bologna, Ennio Mario Sodano, ha annullato le trascrizioni dei matrimoni gay contratti all’estero registrate dal Comune, come previsto dalla circolare del ministro degli Interni Angelino Alfano. Il Cassero: “Abuso ideologico di Alfano”. E ai candidati alle regionali: “Posino il calice dell’aperitivo e dicano qualcosa”. Merola insiste: “Non cancello”.

Nozze Gay: Alfano dice no alle trascrizioni

“Lo facciano loro, io non lo faccio”. Con queste parole il sindaco di Bologna, Virginio Merola, aveva commentato l’annuncio del ministro degli Interni Angelino Alfano, che aveva promesso un provvedimento per cancellare le trascrizioni dei matrimoni gay contratti all’estero, registrate invece da diversi Comuni d’Italia, tra cui il nostro.
Quest’oggi, in effetti, il governo lo ha fatto: il Prefetto Ennio Mario Sodano si è attenuto alle disposizioni contenute nella circolare di Alfano e ha cancellato le trascrizioni.

La procedura stabilita dalla circolare del ministro dell’Interno prevedeva un ‘sollecito’ da parte della Prefettura affinché il Comune autonomamente provvedesse a cancellare le trascrizioni dei matrimoni same sex. Nel caso questo non fosse avvenuto, allora il dispositivo del Viminale autorizzava i prefetti a procedere con gli annullamenti.

L’atto di quest’oggi, dunque, testimonia la fermezza del primo cittadino e al tempo stesso quella di Alfano.
A stretto giro, infatti, arriva una dichiarazione di Merola: “Io  questa  cancellazione  non  la  farò,  perché  contrasta con il diritto europeo, con la nostra Costituzione, con il diritto delle persone che hanno chiesto  la  trascrizione,  con  la  storia  e il futuro della città che ho l’onore  di  rappresentare, che non vuole cittadini di serie A e serie B, e con la mia coscienza”.

Dura la reazione del Cassero-Arcigay di Bologna. “È un grave abuso di Alfano – afferma il presidente Vincenzo Branà – che utilizza il suo ruolo di governo per una battaglia di posizionamento del suo partito. Cosa ci guadagna il Paese da questa vicenda? Niente”. Per Branà il ministro degli Interni dovrebbe dimettersi e non solo per la vicenda dei registri, ma è assordante anche il silenzio dei dirigenti locali del Partito Democratico. Di qui l’invito rivolto ai candidati alle regionali del prossimo 23 novembre: “Posino il bicchiere dei tanti aperitivi e dicano qualcosa”.