Torna cartacea la rivista fondata da Pippo Fava che fino a poco tempo fa ha resistito sul web. Il giornalismo che racconta il territorio e che ancora non viene valorizzato.

“Io ho un concetto etico di giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera, quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo.”

Con questo spirito Pippo Fava, giornalista catanese ucciso dalla mafia nel 1984, fondava quasi trent’anni la rivista I siciliani. Questa parola, libera e coraggiosa, torna ora in edicola con una rinnovata edizione cartacea de “I Siciliani giovani”, a fianco dell’edizione web che ha resistito nel tempo – per intercettare la mala pianta del “sistema”, ormai senza coppole e lupare, ma con altrettanto, o forse più, potere e scie di sangue.

Da Milano a Marsala, da Napoli a Bologna, da Trapani a Palermo, con inchieste e storie. Un lavoro fatto di micro redazioni sparse sul territorio, un network che a Bologna vede la connessione con il gruppo Dieci.Venticinque , ora in cui si sono fermate le lancette dell’orologio della stazione il 2 agosto del 1980.

“Niente scoop ma attenzione e onestà, perché le cose stanno lì da sempre, come l’Ilva di Taranto, ma diventano notiziabili solo quando scoppia il bubbone.  Ogni giornalista  – afferma il direttore Riccardo Orioles –  scrive e firma il suo articolo, e così facendo si assume una responsabilità, deve rispondere ad un’etica, come i medici con il giuramento di Ippocrate. Altrimenti non può definirsi tale.”

Giacomo di Girolamo, redattore de I siciliani, parla di un “giornalismo residente, capace di guardare la gente negli occhi e riportare quegli sguardi al pubblico di lettori.” Un giornalismo di provincia, ma non provinciale, che sta sul territorio, controlla i bilanci degli enti pubblici, le leggi varate dalla giunta e riflette.  Legge la realtà.

Angelica Erta