Le sale di Palazzo Roverella a Rovigo si aprono a una galleria di scenari unici nel loro genere, messi in luce da un maestro “nascosto” della pittura europea. Interni intimi dai colori spenti, ampi esterni privi di figure umane, una sottile tensione dietro il quotidiano. Un ambiente enigmatico e profondamente affascinante, quello in cui si muove Vilhelm Hammershøi, artista danese vissuto tra 1864 e 1916, considerato il più grande pittore danese della sua epoca. Un arte individualista, ma sensibile agli umori del secolo e alle correnti letterarie e artistiche coeve, tra contaminazioni romantiche e primi respiri modernisti.
E quest’arte è protagonista di Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia, la mostra visitabile fino al 29 giugno a Palazzo Roverella (Via Giuseppe Laurenti, 8/10).
La ricerca del silenzio: Hammershøi e gli altri pittori europei

Vilhelm Hammershøi, Luce del sole nel salotto III (dettaglio), 1900 circa, Stoccolma, Nationalmuseum © Nationalmuseum / foto Cecilia Heisser
La mostra Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia ha l’obiettivo di far conoscere un maestro “nascosto” della pittura europea. Non solo: questo sguardo d’insieme, che comprende oltre 100 opere, comprende artisti coevi e affini, tutta una scuola artistica che, forse, non trova posto quanto meriterebbe nell’immaginario collettivo. Una mostra, quindi, con l’obiettivo di raccogliere un nucleo fondamentale delle opere di Hammershøi e “Gli spunti di ricerca, insomma, non mancano, e l’obiettivo della mostra è di far luce su di essi, anche sulla base di indagini documentarie che svelino aspetti inediti, e di riflessioni critiche che approfondiscano filoni meritevoli d’interesse, dal topos della figura ritratta di spalle al motivo degli interni silenziosi e dei paesaggi privi di presenze umane, dall’isolamento umano di Hammershøi alla ‘povertà’ cromatica dei suoi dipinti. I francesi Émile-René Ménard, Henri Duhem, Lucien Lévy-Dhurmer, Charles Marie Dulac, Henri Le Sidaner, Charles Lacoste e Alphonse Osbert, i belgi Fernand Khnopff, Georges Le Brun e William Degouve de Nuncques, gli olandesi Jozef Israëls e Bernard Blommers, la svedese Tyra Kleen, i danesi Peter Vilhelm Ilsted, Carl Holsøe e Svend Hammershøi. E, beninteso, gli italiani: Umberto Prencipe, Giuseppe Ar, Oscar Ghiglia, Vittore Grubicy de Dragon, Mario de Maria, Giulio Aristide Sartorio, Vittorio Grassi, Orazio Amato, Umberto Moggioli, Domenico Baccarini, Giuseppe Ugonia, Francesco Vitalini, Mario Reviglione”, anticipa il curatore della mostra, Paolo Bolpagni.
In vista dell’inaugurazione abbiamo parlato con Bolpagni; che, a proposito del ricco catalogo qui presente, ci ha spiegato che «Hammershøi è sempre stato un artista fortemente individuale. Magari guardava all’arte del passato, al primo Quattrocento italiano, alla pittura fiamminga del Seicento, ma in una chiave fortemente moderna, calata nel clima di fine Ottocento. I temi sono quelli della solitudine, del silenzio, dell’incomunicabilità, comuni al teatro di Ibsen e Strindberg». Un artista che «ci mostra poco, lavora per sottrazione. Elimina dalle sue opere tutto ciò che non è essenziale, arrivando al nucleo delle cose, spogliandole di elementi effimeri. Questo consente alla nostra immaginazione di liberarsi, raffigurando l’enigma che si cela dietro le cose, un senso di sospensione. Dice moltissimo proprio perché elimina».
La mostra Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di intesa Sanpaolo. La mostra è prodotta da Dario Cimorelli Editore. Per maggiori informazioni, rinviamo al sito di Palazzo Roverella.
QUI L’INTERVISTA INTEGRALE A PAOLO BOLPAGNI, CURATORE DELLA MOSTRA: