Mentre il Governo istituisce il reato universale contro la gestazione per altri, in Emilia-Romagna le associazioni lgbtq lamentao il fatto di non poter parlare della questione «senza rischiare di perdere i fondi regionali». A sollevare il caso sono il Cassero di Bologna, Lesbiche Bologna, Famiglie Arcobaleno, Gruppo Trans e Frame. Il problema deriva dalla legge regionale contro l’omobilesbotransfobia, che all’articolo 12 «stigmatizza la pubblicizzazione della Gpa». Il rischio è che organizzare eventi e dibattiti sul tema possa portare alla perdita dei finanziamenti pubblici.
La legge regionale che vieta di “pubblicizzare” la gpa
L’articolo 12 della legge 15 del 2019, spiega ai nostri microfoni Camilla Ranauro, presidente del Cassero, «nasce come mediazione con le destre e i politici cattolici», all’interno di una importante legge regionale, come l’omolesbobitransfobia.
Un articolo «non inerente» all’oggetto stesso della legge, che per essere approvata ha dovuto trovare un compromesso proprio sul tema “spauracchio” della gpa, brandito in ogni occasione in cui si cerca di riconoscere i diritti delle persone lgbtq. «Era stato sollevato anche ai tempi della discussione sulla legge Zan», ricorda Ranauro.
Un vero e proprio tabù, insomma, che porta le associazioni a chiedere alle candidate e ai candidati per le elezioni regionali di domenica e lunedì prossimi in Emilia-Romagna «cosa pensano di questo articolo e se hanno intenzione, in caso di elezione, di modificare la legge per eliminarlo del tutto, restituendo così alle associazioni il diritto di affrontare la questione senza temere ripercussioni». Del resto, affermano le cinque realtà, «nel momento in cui tutti parlano di Gpa, ci sembra particolarmente problematico il fatto che siano proprio le associazioni lgbtq a non poterne parlare».
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