C’è un filo rosso che intreccia le storie degli Asian Dub Foundation, lo storico collettivo britannico di musica dub e rap, e il Tpo di Bologna, dove la band arriverà sabato prossimo, 21 settembre, per festeggiare con un live i 30 anni di attività.
Gli Asian Dub Foundation, infatti, hanno saputo utilizzare la musica come veicolo di messaggi sociali, impegno politico e attivismo su temi molto simili a quelli del movimento No Global, di cui il Tpo era un punto di riferimento.
Al Tpo il live dei 30 anni degli Asian Dub Foundation
Già con il primo ep, “Conscious” del 1994, gli Asian Dub Foundation prendono posizione, in particolare contro il razzismo. Uscito in un momento di forti tensioni anti-asiatiche in Inghilterra, il lavoro propone, già nel mix di generi musicali e più esplicitamente nei testi, una contro-narrazione.
Nel 1998 i componenti del gruppo fondano un’associazione non-profit, la Asian Dub Foundation education, con il compito di coordinare le attività educative da offrire in zone disagiate di Londra.
Ed è proprio l’attivismo e l’impegno sociale ad aver contribuito ai rimescolamenti nella formazione degli Asian Dub Foundation. Ad esempio nel 2001, quando il giovane rapper bengalese Deeder Saidullah Zaman lascia ufficialmente il gruppo per occuparsi a tempo pieno della lotta per i diritti civili delle minoranze.
L’anno successivo uno dei fondatori del gruppo, John Pandit, viene insignito del titolo di “Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico” per le attività sociali portate avanti dal gruppo e dalle associazioni culturali ed educative fondate dai suoi membri. Ma Pandit rifiuta l’onorificenza con una dichiarazione piuttosto chiara: «Se si vuole riconoscere il merito di progetti come Community Music, il lavoro che queste organizzazioni svolgono, allora che si finanzino».
E ancora: nel 2003 il gruppo si esibisce davanti a 300mila persone a Larzac, in Francia, ad un evento di protesta contro le politiche del WTO organizzato dalla Confédération Paysanne di José Bové.
ASCOLTA “NO FUN” DEGLI ASIAN DUB FOUNDATION FEAT. IGGY POP:
«Gli Asian Dub Foundation fanno 30 anni, noi stiamo per fare 30 anni – osserva ai nostri microfoni Flavia Tommasini, direttrice artistica del Tpo – Ci sembrava un connubio molto interessante».
Ad essere di interesse è anche il lavoro che il collettivo musicale ha fatto in chiave meticcia, «perché la musica non è solo bianca e occidentale», osserva Tommasini.
Musica e attivismo che, sul finire degli anni ‘90, quando la band è esplosa, era molto comune, come testimonia l’impronta di altri artisti e band dell’epoca, da Manu Chao ai 99 Posse, dai Rage Against the Machine ai Massive Attack.
L’ultimo lavoro in studio degli Asian Dub Foundation, l’album “Access denied”, risale al 2020 ed è arrivato cinque anni dopo il penultimo, “More signal more qnoise”: tempi che nella discografia odierna sono un’eternità.
I festeggiamenti per i 30 anni di attività, quindi, sono un’occasione più unica che rara per i fan per rivedere la band su un palco. E a Bologna questo accadrà sabato sera al Tpo.
ASCOLTA L’INTERVISTA A FLAVIA TOMMASINI: