Nel ventennale del G8 di Genova 2001 sono in molti a prendere parola per ricordare quell’evento. Anche coloro che a Genova non c’erano e che non hanno mai fatto grandi sforzi per capire cosa fosse il movimento manifestatosi in quelle strade, aldilà della repressione violentissima delle forze dell’ordine.
C’è anche chi, pur prendendo posizione contro la violenza delle forze dell’ordine, fornisce letture che ricalcano vecchi schemi ritriti, che deresponsabilizzano i partiti e insistono su un amaro fatalismo, innescato proprio dal sangue e da una presunta attitudine a non lottare oltre un certo livello di sacrificio.

Genova 2001 e le ricostruzioni: le vere cause del riflusso

Ad una di queste interpretazioni risponde su Jacobin Italia Giulio Calella, che nell’articolo “Genova non durò 48 ore” si concentra su un editoriale di Marco Damilano pubblicato sull’ultimo numero de L’Espresso. Damilano definisce, in sostanza, i fatti di Genova come «un Sessantotto accelerato, durato 48 ore», ma parla anche del «riflusso di chi aveva allora venti o trent’anni e che non ha più voluto sapere di un’impresa collettiva dopo l’incontro con la politica e con le istituzioni violento e bugiardo. Genova è anche questo: l’occasione perduta, la fine dell’impegno, la voragine. Il buco nero in cui è precipitato tutto».

Una lettura che non convince affatto l’autore di Jacobin Italia, che sottolinea come la voglia di partecipazione non sia affatto scomparsa dopo il luglio 2001 ed elenca le grandi manifestazioni di piazza, come quella del 15 febbraio 2003 contro la guerra o quella che impedì la cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori nel 2002.
Una chiave di lettura di quello che è realmente successo la suggerisce proprio l’articolo 18, che è stato cancellato dal governo di Matteo Renzi, quindi dal sedicente centrosinistra.

Una delle interpretazioni liberal più frequenti del dopo Genova, infatti, vorrebbe che, come scrive Damilano, «una generazione è rimasta senza politica. Ed è finita nell’anti-politica».
In realtà, ricorda Calella, a Genova c’erano due dei principali protagonisti della sinistra europea degli anni successivi, Pablo Iglesias e Alexis Tsipras, ma oltre a questo, ciò che ha prodotto il riflusso sono stati, da un lato, una sinistra moderata che non solo non ha dato rappresentanza a quelle istanze, ma ha sposato in pieno quelle opposte e, dall’altro, la scelta della sinistra radicale di allearsi con il “meno peggio”.

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