La nostra rubrica di approfondimento sui quesiti dei referendum che saremo chiamati a votare l’8 e il 9 giugno è giunta all’ultimo appuntamento. In queste settimane vi abbiamo raccontato nel dettaglio cosa chiedono il primo, il secondo, il terzo e il quarto quesito, tutti concernenti il lavoro.
Il quinto quesito, invece, è relativo alla cittadinanza italiana e ce lo spiega Maria Paula Caro Rojas di “Dalla parte giusta della Storia”.
Il quinto quesito dei referendum: dimezzare i tempi per la cittadinanza
«Volete voi abrogare l’articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?»
È questo il testo del quinto quesito che troveremo sulle schede l’8 e il 9 giugno. Ma cosa significa?
Il referendum propone di dimezzare da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Nel dettaglio si va a modificare l’articolo 9 della legge n. 91/1992 con cui si è innalzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
Il referendum sulla Cittadinanza Italiana non va a modificare gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.
Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro Paese nascono, crescono, abitano, studiano e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori Paesi Europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese.
ASCOLTA L’INTERVISTA A MARIA PAULA CARO ROJAS:







