Il 23 giugno si è tenuto al Mast.Auditorium di Bologna la presentazione del volume “La fabbrica in carcere e il lavoro all’esterno: uno studio di caso su Fare Impresa in Dozza” di Valerio Pascali e Alvise Sbraccia. Di seguito il comunicato stampa con il resoconto dell’evento.

Fare impresa in Dozza: Resoconto della presentazione

Marchesini Group SpA, Alberto Vacchi – IMA SpA), Andrea Moschetti di FAAC SpA, (l’impresa che dal 2019 sostiene il progetto), anche gli autori della ricerca, i formatori della Fondazione Aldini Valeriani, i tutor, alcuni dipendenti, i manager e il personale delle aziende che hanno accolto gli ex lavoratori FID.

Numerose le autorità e personalità presenti: il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, il Sindaco di Bologna Matteo Lepore, l’Assessore regionale allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali Vincenzo Colla, il Provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Gloria Manzelli, la Direttrice del carcere di Bologna ‘Dozza’ Rosa Alba Casella e numerosi rappresentati di istituzioni politiche e giudiziarie nazionali e locali. Tra i relatori, Flavia Filippi, giornalista e fondatrice di Seconda Chance, Associazione finalizzata al reinserimento di detenuti ed ex detenuti nel mondo del lavoro. Moderatore Antonella Cortese, giornalista, coordinatrice e caporedattrice di Liberi Dentro-Eduradio & TV.


L’evento è stato dedicato a Flavia Franzoni Prodi, già consigliere di Amministrazione FID e “un punto di riferimento costante della nostra Impresa sociale” – ha ricordato Maurizio Marchesini “la sua partecipazione – ha aggiunto – ha sempre rappresentato il momento in cui, passando dalla progettualità all’operatività, si valutavano risvolti concreti delle iniziative che ci apprestavamo ad avviare.”

Il Sottosegretario Ostellari si è soffermato sulla forte connessione tra lavoro, recidiva e sicurezza. “Il lavoro – ha affermato – è lo strumento che meglio di tutti riesce a dare la seconda chance. Non è un discorso buonista, ma stiamo parlando di dati: il 98% delle persone che aderiscono ad un percorso trattamentale attraverso il lavoro, quando esce dal carcere, esce anche dal circuito criminale. In questo modo raggiungiamo tre obiettivi: il primo è quello di seguire i principi della nostra Costituzione rieducando un condannato ad avere la possibilità di scegliere una via più sana; il secondo, è a vantaggio del carcere, dove scegliere la via trattamentale migliora le condizioni di permanenza; il terzo è il futuro della nostra comunità, perché se è vero che il 98% delle persone che escono sono migliori, significa che insieme stiamo investendo sul futuro della nostra comunità.” Ha poi concluso parlando dell’Accordo internazionale tra Ministero della
Giustizia e CNEL.

Il Provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Gloria Manzelli ha lanciato un appello agli imprenditori a visitare le carceri e ad offrire lavoro alle persone in stato di detenzione e ha affrontato il tema dello spazio negli istituti di pena, soprattutto quelli di più vecchia costruzione.

La ricerca pubblicata nel volume La fabbrica in carcere e il lavoro all’esterno: uno studio di caso su Fare Impresa in Dozza” hanno spiegato gli autori “aveva l’obiettivo di mettere a confronto gli sguardi degli attori sociali coinvolti nel progetto FID, con riferimento alle fasi di cui esso si compone: dalle procedure di selezione a quelle formative, dalla pratica lavorativa alla transizione verso l’esterno (a fine pena o in misura alternativa alla detenzione). […] Lo studio ha evidenziato che FID si propone come modello di inclusione socio-lavorativa funzionale e solido, con prospettive senz’altro migliorabili di integrazione con la rete di servizi di supporto coinvolti nelle delicate fasi del re-entry. In chiave valutativa, i nodi fondamentali appaiono quelli delle riproducibilità del modello su base locale, eventualmente da intendersi per i suoi margini di estensione (maggior numero di detenuti da coinvolgere, con la pregnanza simbolica che potrebbe derivare dalla partecipazione di detenute donne), e della replicabilità del modello in altri contesti (a livello regionale e nazionale).

Nel suo videomessaggio, il Governatore Bonaccini esprime soddisfazione per un progetto di alto valore sociale che “fa molto Emilia Romagna”. “Ci impegneremo – afferma il Presidente della Regione – per strutturare ancora di più è meglio quello che la regione Emilia-Romagna può fare per supportare e sostenere gli imprenditori e gli operatori sociali che lavorano nel campo del reinserimento dei detenuti”. Lo stesso messaggio è stato trasferito al vasto pubblico dall’Assessore Colla che ha tratteggiato la genesi del progetto FID, sin dalle sue prime mosse nel 2012. L’assessore regionale ha sottolineato anche il tema dell’importanza dell’inclusione sociale,
quale strumento di una convivenza più sicura e più giusta.

Nei saluti conclusivi, il Presidente di FID Maurizio Marchesini ha delineato il programma futuro dell’impresa in carcere: “ora ci occuperemo di sciogliere i ‘nodi’ della seconda chance” ha affermato “moltiplicheremo le occasioni di collocamento dei nostri lavoratori FID, solleciteremo gli amministratori perché intervengano sul tema abitazione e sulla rete dei servizi, aumenteremo le occasioni di contatto con il mondo associativo presente sul territorio per favorire relazioni positive, promuoveremo percorsi di sostegno e di orientamento per bilanciare il comprensibile disorientamento di fronte alla riconquistata autonomia materiale, sociale e relazionale degli ex detenuti e ci adopereremo perché la società civile possa superare le barriere pregiudiziali che rinforzano il diffuso immaginario del carcere come luogo di esclusione e mera afflizione.”