La conferenza stampa di ieri ha confermato i ritardi e i problemi legati ad Expo 2015. Quattro padiglioni non saranno pronti, lievitano i costi e molti collaudi saranno autocertificati. Nel frattempo si “distrae” l’opinione pubblica, parlando di scene di guerriglia in occasione del May Day dei No Expo.
“Expo è una grande sfida, siamo riusciti a raddrizzarla abbastanza”. È quanto ha dichiarato il neo-insediato ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio. Dichiarazioni che cercano di rassicurare sull’avanzamento dei lavori dell’esposizione internazionale che inaugurerà a Milano il prossimo primo maggio.
Peccato che, nelle stesse ore in cui Delrio prestava giuramento al Quirinale, a Milano il commissario di Expo Giuseppe Sala tenesse una conferenza stampa in cui, nemmeno troppo tra le righe, venivano forniti i dati di una figuraccia annunciata del nostro Paese.
RITARDI E MANCANZE – Oramai è certo che per l’inaugurazione del primo maggio quattro padiglioni nazionali, quelli di Russia, Estonia, Turchia e Nepal non saranno pronti. A questi si aggiunge il Padiglione Italia che, oltre ai ritardi, registra un sensibile aumento dei costi. Dai 63milioni previsti inizialmente ai 92 che serviranno per completare l’opera. L’aggravio sarà coperto in parte dai privati.
COLLEGAMENTI – Sul versante dei trasporti c’è il rischio che la Metro 5, importante strumento di collegamento con Expo, non sia finita in tempo per il collaudo, previsto il 27 di aprile.
Il nodo dei trasporti, inoltre, è aggravato dai problemi per l’autostrada BreBeMi, sulla quale erano previsti 80mila passaggio quotidiani, ma al momento ne sono possibili 15mila, con un rischio di defiscalizzazione che potrebbe pesare sulle casse pubbliche, mentre si doveva trattare di un progetto realizzato in project financing.
Infine pare quasi certo che la BreMonza e la Pedemontana non saranno pronte.
SICUREZZA E COLLAUDI – Il rischio di non rispettare i tempi crea pericoli per la sicurezza, sia dei lavoratori che, potenzialmente, per i visitatori.
Questa settimana sono due i lavoratori rimasti infortunati nei cantieri di Expo, per fortuna per incidenti di lieve entità. Di certo, però, la fretta aumenta il rischio di infortuni sul lavoro.
Nell’impossibilità di effettuare prove generali sulla tenuta delle strutture di Expo, inoltre, si è deciso di affidare ai padiglioni self-built l’autocertificazione sui collaudi delle strutture. In altre parole: manca una regia complessiva che garantisca il corretto funzionamento dell’esposizione.
Molte perplessità, infine, rimangono sul tema dell’igiene, dal momento che l’evento, incentrato sul cibo, prevede che ogni notte circa 900 camion riforniscano i punti ristoro.
LO SPETTRO DEI NO EXPO – Sarà forse per minimizzare o distrarre l’attenzione pubblica dalla figuraccia annunciata che molte testate, in questi giorni, hanno cominciato una campagna di paura e di criminalizzazione nei confronti dei No Expo.
In particolare si accostano i partecipanti del 15° May Day, che si terrà come ogni anno a Milano proprio il primo maggio, a facinorosi pronti a dare vita ad una guerriglia urbana nel capoluogo lombardo.
“Sono stati evocati l’Isis, le Br e il terrorismo – osserva ai nostri microfoni Abo dei No Expo – Tutte cose che non fanno parte del gruppo di precari, attivisti per la casa e realtà del cibo (non del food di Expo) che scenderanno in piazza”.
Il May Day vorrà ribadire la propria contrarietà alla “democrazia di mercato” di Expo che “mette insieme biologico ed ogm, consumo di suolo e green, coop bianche e rosse, corruzione e tangenti”.