Veniva definito l’anti-Spotify perché le regole su cui era impostato erano diverse, a partire dall’equo compenso per i musicisti che gli affidavano la propria musica. Si tratta di Bandcamp, la piattaforma per la vendita di dischi per musicisti indipendenti, che ora si trova in crisi dopo l’acquisizione da parte di Epic Games, che poi l’ha venduta ad un’altra società, producendo però un taglio del 50% dei posti di lavoro.
La parabola di Bandcamp, che ha molto da dire sui meccanismi finanziari che investono anche il mercato della musica, è stata raccontata da Maurizio Bongioanni su Valori.it, in un articolo intitolato “Bandcamp, l’anti-Spotify, è in crisi. Licenziata il 50% della forza lavoro”.

Bandcamp, dall’equo compenso alla distruzione di un modello virtuoso

La peculiarità che distingueva Bandcamp dalle altre piattaforme stava proprio nell’equo compenso riservato a chi la musica la produce. Il sito, infatti, garantisce ai musicisti indipendenti un controllo quasi totale sulla propria musica e chiede una commissione del 15% sulle vendite degli album (su Amazon è il 30%). Ciò significa che l’80-85% va direttamente all’artista o alla sua etichetta.
Tutto, però, si è incrinato dopo l’acquisizione da parte del gigante dei videogiochi Epic Games, che a sua volta ha venduto la società alla società di marketing musicale Songtradr, che si occupa soprattutto di licenze.

Con la nuova proprietà, in particolare, si è arrivati al licenziamento del 50% della forza lavoro.
«I licenziamenti di massa di Songtradr hanno portato a una resa dei conti che molti temevano sarebbe arrivata – scrive Bongioanni – Soprattutto perché sembra che i nuovi proprietari stiano vanificando gli sforzi dei dipendenti di creare un sindacato chiamato Bandcamp United. Infatti, otto membri del direttivo del sindacato rientrano tra i licenziati».
Oltre a ciò, il rischio è che lo spirito stesso di Bandcamp venga snaturato, poiché finora era basato sull’idea di possedere la propria musica, che può essere acquistata in formato digitale o fisico. «L’approccio della piattaforma si basa sulla collaborazione tra gli ascoltatori e gli artisti, promuovendo un senso di appartenenza a un progetto che distribuisce i guadagni in modo ritenuto da molti più equo», scrive ancora il giornalista.

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