Lo scorso febbraio una giovane donna all’uscita da una discoteca de L ‘Aquila ha subito una violenza sessuale. Secondo la denuncia quattro sarebbero i militari coinvolti ma per ora il processo ne imputa soltanto uno.
A fine febbraio una ragazza è stata violentata fuori da una discoteca a L’Aquila. La donna ha sporto denuncia contro i quattro militari, presunti autori della violenza, ma il processo che si è avviato subito dopo ha portato all’imputazione soltanto di uno dei militari. Il detenuto si trova nel carcere de L’Aquila in un reparto speciale.
Il procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini aveva riferito che nello stupro è stato utilizzato uno strumento metallico, di ferro. Tuttavia l’oggetto non è stato ancora ritrovato. Nell’ordine di custodia cautelare si parla di tentato omicidio.
La ragazza poteva morire. Infatti il medico consulente tecnico del pm, David Mancini asserisce che “il sanguinamento profuso conseguente alle lesioni prodotte poteva causare il decesso qualora non vi fosse stato il tempestivo soccorso della donna”.
Per questo domani mattina, di fronte al tribunale del capoluogo abruzzese, alcune donne daranno vita a un presidio. Quella delle donne de L’Aquila è una battaglia appoggiata anche nella nostra città: domani alle 17,30 in Piazza Nettuno si ritroveranno in solidarieta al presidio organizzato negli Abruzzi.
“Questi uomini armati che si aggirano per la città con l’intoccabilita’ della divisa non sono una sicurezza per nessuno, tantomeno per le donne” così recita il comunicato diffuso dalle organizzatrici della protesta ricordando che “L’Aquila post-terremoto è una città militarizzata, laboratorio di repressione e controllo sulla popolazione civile da parte dello stato che mantiene la “sicurezza” e l’”ordine” di previlegi patriarcali e di interessi economici della casta per mezzo dell’esercito”.
Le organizzatrici invitano tutta la cittadinanza a prendere parte alla protesta.
Selene Cilluffo