E’ andato in scena al Comunale di Bologna il “Don Chisciotte” del Balletto dell’Opera di Tiblisi diretto da Nina Ananishvili, ex danzatrice che ha portato questo titolo più volte sui palcoscenici dei maggiori teatri del mondo, ora corecoreografa di questa nuova versione insieme a Aleksej Fadecev. Lo spettacolo, che sulla carta aveva tutte le credenziali per essere pregevole, dati i curricula dei coreografi e il titolo in scena più che rodato, si è rivelato privo di spirito ironico, opaco, scialbo. Le prime parti sono risultate più anonime di alcuni personaggi secondari e senza alcun barlume di lucentezza.

Il primo atto del Don Chisciotte è stato noioso: nessun guizzo, nessun momento di folgorante bellezza. Scenografia quasi inesistente: un fondalino con un cielo che negli atti seguenti cambia in un fondalino con cielo e rami d’albero, probabilmente la scenografia del teatro di Tiblisi che si intravede nelle foto d’archivio, non entrava nel palco del Comunale Nouveau ed è stata adattata con l’effetto di far risultare la messa in scena ancor più povera di quanto non fosse stata inizialmente pensata. Ai lati solo qualche tavolino da osteria a simulare la piazza di Barcellona in un giorno di festa dove la cittadinanza si raduna per festeggiare e pianificare matrimoni delle giovinette.

I toreador si mettono in mostra esibendo sicurezza e forza, le giovani danzano al loro fianco. Il popolo festoso invade la piazza con tamburelli e gioiose danze, peccato che il corpo di ballo non sia sempre sincrono ed emergano piccole imperfezioni che abbassano il livello dell’esecuzione.

I ruoli principali, alla prima del 3 maggio da me visionata, sono stati interpretati da Nino Khakutashvilin (Kitri) e Kaito Hosoya (Basilio). La coppia non brilla mai, nemmeno nelle famose variazioni del Pas de deux del terzo atto le quali, paragonate all’esecuzione fatta sul medesimo palco dalle étoile Maia Makhateli e Isaac Hermàndez solo qualche settimana fa, sono state eseguite senza brio, con incertezze, diverse sbavature per un risultato complessivo deludente. La danzatrice interprete di Kitri ben tre volte scende da una presa in maniera maldestra, accumula evidenti errori e appare in difficoltà nei momenti topici del passo a due quando il collega dovrebbe lasciarle la mano in una magica sospensione su una sola punta. Si nota che l’equilibrio conquistato è precario e come il collega si affretti a sostenere la mano lasciata solo un’istante prima senza permettere alla posa statuaria di espandersi conquistando l’ammirazione degli astanti, come accaduto invece nell’esecuzione vista nel precedente spettacolo della stagione di danza.

Nella rivisitazione coreografica Don Chisciotte svolge un ruolo poco più che di comparsa: espunta la scena famosa a inizio secondo atto coi mulini a vento (con cui avrebbe dovuto combattere rimandendo impigliato nelle pale), gli zingari e il teatro di marionette che Don Chisciotte avrebbe dovuto distruggere scambiando la finzione scenica per vero combattimento. Nulla di tutto questo è accaduto sotto i nostri occhi come pure le offese subite dal cavaliere nel primo atto e il conseguente parapiglia non sono stae ben esplicitate, nulla di comico e dinamico è apparso, il motore dell’azione scenica è stato dimenticato per dare più risalto al cotè romantico che però non è emerso ugualmente perchè i due protagonisti non riuscivano ad emozionare. Del secondo atto è stato rappresentato solo il sogno di Don Chisciotte che vede la sua bella Dulcinea circondata dalle Driadi. Se in questa scena il corpo di ballo appare al livello di saggio di fine anno, le tre soliste invece hanno un qualche brillio, hanno una certa morbidezza di movimento, grazia e presenza scenica tanto che salvano l’atto ridestando dal torpore l’uditorio. Un minimo di dinamicità ha anche il finale del secondo atto con il finto suicidio di Basilio, le arti mimiche, almeno in questo momento, sono state ben organizzate chiarendo lo svolgersi dei fatti.

Se, come già osservato, le due prime parti non sono riuscite a conquistare scroscianti applausi nemmeno nel Passo a due del terzo atto viste le prese non sempre riuscite, i grand jetè di Kaito molto bassi e le incertezze, va comunque dato merito a Khakutashvilin di aver eseguito dignitosamente trenta fouetté in una delle variazioni. Interessanti ed espressivi sono stati invece i danzatori e danzatrici che hanno interpretato le parti di carattere, il toreador solista e la sua ballerina. Entrambi hanno mostrato grande presenza e spirito interpretativo catalizzando l’attenzione se pure fossero parti secondarie.

Complessivamente lo spettacolo non è stato capace di coinvolgere, di appassionare, nonostante la musica interessante di Ludwig Minkus che diventa trascinante, specie nel terzo atto, anche grazie al crescendo finale, ben reso dal direttore Papuna Gvaberidze, molto apprezzato negli applausi finali insieme a tutta l’orchesta del Comunale. Danzatori e danzatrici della compagnia sono apparsi onsesti professionisti che non brillano in uno spettacolo che non appare all’altezza delle attese per una stagione del Comunale di 4 titoli che prevede abbonamenti dal costo considerevole a cui dovrebbe corrispondere una qualità alta per tutte le proposte. Per quanto riguarda i prossimi titoli, attenderemo novembre per verificare se le compagnie saranno o meno in grado di soddisfare l’aspettativa. Rispetto a questo Don Chisciotte è mancata l’ironia, il gioco sulla trama per l’appunto donchisciottesca, alcune seconde parti sono risultate più interessanti delle prime parti prive di quell’intensità e di quella sicurezza esecutiva che si immagina i solisti della compagnia di un grande Teatro Statale d’Opera debba poter sfoggiare in un ambito internazionale.