Arriva a Reggio Emilia uno dei principali appuntamenti di Fotografia Europea 2011. Stanley Kubrick visioni e finzioni, documenta gli esordi da fotografo del grande regista statunitense che nel 1945, a soli 17 anni, viene assunto come fotoreporter dalla rivista americana Look. Per la prima volta le serie complete di scatti dedicati al pugile Rocky Graziano e a Montgomery Clift. Ascolta l’intervista a Filippo Zevi della fondazione Gamm Giunti che ha realizzato e distribuito la mostra.

Dal 7 maggio al 24 luglio 2011, Palazzo Magnani di Reggio Emilia ospita la mostra STANLEY KUBRICK. Visioni e finzioni (1945-1950). Cinque anni da grande fotografo.
L’iniziativa, uno dei principali appuntamenti di Fotografia Europea 2011, curata da Rainer Crone, realizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani e da GAmm Giunti, arriva a Reggio Emilia dopo aver toccato Milano e in seguito Venezia, con oltre 90.000 visitatori che hanno apprezzato gli scatti del grande regista americano.
L’esposizione presenta 130 fotografie provenienti dalla Library of Congress di Washington e il Museum of the City of New York – che custodiscono un patrimonio ancora sconosciuto di oltre 20.000 negativi di Stanley Kubrick, giovanissimo, ma già grande fotografo in grado di testimoniare la sua capacità di documentare la vita quotidiana dell’America dell’immediato dopoguerra, attraverso le storie di celebri personaggi come Rocky Graziano o Montgomery Clift, le inquadrature fulminanti e ironiche nella New York che si apprestava a diventare la nuova capitale mondiale, o ancora la vita quotidiana dei musicisti dixieland.
La mostra rivela una delle passioni che Kubrick, ancora minorenne, ereditò dal padre (l’altra sono gli scacchi), ma che si esaurì nel breve volgere di un quinquennio.
La prima fotografia viene pubblicata il 26 giugno 1945 e ritrae un edicolante affranto per la morte di Roosevelt, un’immagine che affascinerà così tanto gli editors di Look da offrire al fotografo dilettante la possibilità di entrare nello staff della rivista come fotoreporter.

“Nascono così le prime fotografie di Stanley Kubrick – scrive il curatore -, realizzate nell’America dell’immediato dopoguerra, che sorprendono poiché non si limitano alla rappresentazione di un’epoca, come ci si potrebbe aspettare da un fotoreporter. Le sue istantanee infatti – sottolinea il curatore -, che stupiscono per la loro sorprendente maturità, non possono essere considerate come archivi visivi della gioia di vivere, catturata dallo spirito attento e pieno di humor di un giovane uomo, ma costituiscono un consapevole invito a confrontarsi con le risorse del mezzo fotografico, con le sue possibilità di rappresentazione e con la propria percezione della realtà: una costante dell’opera artistica di Kubrick che comincia con le fotografie e continua nei film».

Per i nostri microfoni Filippo Zevi della fondazione GAmm Giunti, che si è occupata della realizzazione e della distribuzione della mostra, ci parla di questo imperdibile appuntamento. Ascolta l’intervista!