Trend forzato, richiesto, immancabile: quali sono i vostri buoni propositi del nuovo anno? La prima puntata di Cult News del 2025 non poteva che concentrarsi sul futuro e sulle migliori intenzioni delle ascoltatrici e degli ascoltatori.

Immergiamoci dunque nei buoni propositi condivisi in diretta con gli spunti dal web.

Far leggere e leggere un libro per intero

da un articolo su Internazionale.it di Rose Horowitch “Gli studenti che non sanno più leggere”

Nicholas Dames insegna literature humanities, un corso della Columbia university dedicato ai grandi classici. Negli ultimi dieci anni gli studenti hanno cominciato a soffrire la quantità di letture assegnate (…) sembrano spaesati di fronte all’idea di leggere più libri ogni semestre. I colleghi di Dames hanno notato lo stesso problema. (…) il fatto è che non è che non vogliono leggere, ma che non sanno come farlo. Alle scuole medie e superiori hanno smesso di chiederglielo.

I suoi studenti gli dicono apertamente che il carico di letture è insostenibile. Non è solo il ritmo serrato a metterli in difficoltà, faticano a cogliere i dettagli e allo stesso tempo a seguire l’impianto narrativo.

Un sondaggio recente condotto dall’Ed week research center su circa trecento insegnanti di scuola elementare e media ha rivelato che solo il 17% lavora prevalentemente su testi integrali. Un ulteriore 49% utilizza un mix di opere integrali, antologie ed estratti. Tuttavia, quasi un quarto degli intervistati ha dichiarato che i libri non sono più il fulcro dei loro programmi. (…)  Che sia per disabitudine o disinteresse, c’è una generazione di studenti che legge sempre meno.

I libri coltivano una forma di empatia profonda, capace di trasportare il lettore nella mente di qualcuno vissuto secoli prima e in un contesto radicalmente diverso dal proprio. Oggi invece l’empatia è legata all’identificazione, alle politiche identitarie, osserva Victoria Kahn, professoressa a Berkeley. Continua affermando che “La lettura è più complessa e certamente amplia la nostra capacità di capire gli altri”.

Leggere un libro per intero vuol dire seguire un personaggio lungo tutto il suo percorso, come farlo in un estratto di poche pagine? Non basta.

La neuroscienziata Maryanne Wolf evidenzia come il deep reading – l’immersione prolungata in un testo – stimoli abitudini mentali preziose, come il pensiero critico e l’autoriflessione, in modi che la lettura frammentaria non può replicare.

Essere intellettuali seri (o meno artistoidi)

da un articolo su Artribune di Christian Caliandro “Un anno nuovo è appena cominciato. Buoni propositi per le opere d’arte contemporanea”:

Su “Dagospia” lo scrittore Paolo Di Paolo riconosce che i primi non-lettori sono proprio gli scrittori e in generale i lavoratori dell’editoria (e dell’industria culturale) (…) se parlano di libri, parlano – in termini insopportabilmente enfatici – di quelli di colleghi che presto ricambieranno il favore. (…) 

In larga parte scoglionati, convinti di avere letto già abbastanza per leggere ancora, annoiati il giusto (e legittimamente, per carità) per leggere davvero ciò che devono pubblicare o recensire. Quel troppo di cui tutti sentiamo il peso ci sta schiacciando, ci rende – no, affaticati no (le vere fatiche sono altre), ma più distratti, distaccati, meno persuasi e dunque meno persuasivi”

D’altra parte, come la categoria del romanziere “letterario”, solo apparentemente paradossale, anche quella dell’artista “artistico” si è diffusa a macchia d’olio in questi ultimi anni. Generalmente, più l’opera e chi la fa sono e si presentano come artistici, più l’opera (e chi la fa) risultano insulsi e quasi del tutto trascurabili. E quindi, un buon proposito dell’opera d’arte per l’anno che viene potrebbe essere quello di smetterla finalmente di fare “l’operina”, di desiderare di essere ammirata e riconosciuta da tutti-quelli-che-contano, e di diventare un’opera adulta: che non vuol dire necessariamente seria, ma responsabile sì. Con la testa sulle spalle e i piedi piantati per terra.

Usare bene l’Intelligenza Artificiale

dalla newsletter di Internazionale di Alberto Puliafito:

Scrivere e progettare i casi in cui vogliamo che un assistente di intelligenza artificiale ci aiuti; decidere qual è l’obiettivo, quali sono i dati che daremo all’assistente in input, quali sono gli output che ci aspettiamo; provare e, dopo le prove, capire quali sono i compiti che ha senso delegare parzialmente alle macchine e quali, invece, devono rimanere umani; saper valutare quando è il caso di accelerare e quando, invece, rallentare; trattare sempre le risposte delle ia come se fossero dei semilavorati da verificare; resistere alla tentazione di prendere altre scorciatoie e di accelerare ancora di più. È un metodo e va compreso, imparato, insegnato. Ci sono casi in cui non vale la pena di usare un’ia. Casi in cui, invece, la sua assistenza può liberare il tempo delle persone  (…) 

Dobbiamo inoltre ricordare che la supervisione umana non è solo un atto tecnico, ma una responsabilità etica.

Essere gentili

da un articolo di Letizia Pezzali su Domani, “Regole, educazione e armonia sociale: il galateo è a logistica delle relazioni”

Con la parola “galateo” oggi intendiamo l’insieme di regole di convenienza che guidano i rapporti fra le persone, dunque la buona educazione. (…) Se ci pensiamo, il galateo si occupa di una risorsa scarsa: l’armonia sociale. È l’arte di agire senza dare fastidio agli altri, per vivere nel mondo in maniera più efficace per tutti, promuovendo relazioni equilibrate. È l’arte di ottimizzare la convivenza, con attenzione e rispetto reciproco. Il galateo, insomma, è la logistica delle relazioni. (…)

Stabilisce percorsi chiari per evitare collisioni sia simboliche sia reali, come: Aspettare il proprio turno, evitare di interrompere quando qualcuno parla, sedersi in modo opportuno in uno spazio condiviso; si tratta di strategie logistiche che riducono i conflitti. Imparare a gestire il carico emotivo delle interazioni umane, per evitare sovraccarichi, aiuta a calibrare i comportamenti e a rispettare confini e sensibilità. 

Tutto il galateo ruota attorno a un principio: trovare il modo più intelligente di fare le cose in modo da non risultare molesti. (…)

Un aspetto fondamentale del galateo è la sua natura collettiva: non si tratta solo di “noi” o degli “altri”, ma di come ci comportiamo insieme. E qui emerge un problema: non possiamo imporre il galateo agli altri in modo diretto. Per esempio, se a tavola un ospite mangia in maniera disordinata, non possiamo dirgli: «Sei disgustoso, dovresti fare così, invece».

Anche se il suo comportamento ci infastidisse, una simile reazione da parte nostra sarebbe maleducata. Chi punta il dito e rimprovera rompe l’armonia tanto quanto chi infrange il galateo. Diffondere la buona creanza richiede pazienza (…)

Abbiamo parlato di questo e altro ancora durante la diretta, come del concerto di esordio di Arianna Pasini al Covo Club e della raccolta fondi di “Bologna Novanta“, progetto documentario sulla città in un’epoca di fermento culturale e di attivismo musicale e politico. Sul sito di produzionidalbasso trovate una sorta di teaser del progetto con alcune dichiarazioni del regista Nicola Donadio, e se volete potete dare il vostro contributo.

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Di e con Flavia Montecchi.