Per la prima volta dopo 59 anni i cubani sono andati alle elezioni con la certezza che non verrà eletto presidente un membro della famiglia Castro. Ad aprile Raul Castro lascerà il potere. Miguel Diaz-Canel sarà quasi certamente il successore, che resterà fedele alla linea. L’incognita del ruolo degli Stati Uniti di Trump.

Fidel Castro al passo d’addio: Cosa succederà a Cuba?

Domenica scorsa 8 milioni di cubani sono stati chiamati al voto per eleggere il nuovo Parlamento, il quale avrà il compito di nominare il nuovo presidente. La novità di questa tornata elettorale è che non sarà un membro della famiglia Castro ad essere presidente dell’isola. Fidel, come sappiamo, è morto e Raul, il prossimo aprile, lascerà il potere. Finisce così nominalmente un’epoca durata 59 anni, dalla rivoluzione ad oggi, contraddistinta dalla guida del lìder maximo per oltre quarant’anni, prima, e dalla progressiva apertura del fratello negli ultimi dodici anni.

Il passaggio di consegne che avverrà nelle prossime settimane, secondo Giorgio Tinelli, docente all’Università di Bologna-Sede di Buenos Aires ed esperto di America Latina, dovrebbe avvenire in modo poco traumatico.
La consuetudine, anche congelata dalla Costituzione cubana, vuole che il presidente sia colui che ha ricoperto il ruolo di vice-presidente del Consiglio di Stato. Con ogni probabilità, quindi, il futuro presidente di Cuba sarà Miguel Diaz-Canel.

Ingegnere elettronico, 57 anni, Diaz-Canel è un fedelissimo di Raul Castro e ha già ricoperto diversi incarichi. È stato ministro dell’Educazione Superiore nel 2009, ma soprattutto ha ricoperto il ruolo di formatore dei quadri nel Partito Comunista Cubano, carica che gli garantirà la fedeltà degli altri dirigenti.
“Diaz-Canel darà spazio alla flessibilizzazione di Raul – osserva Tinelli – ma sempre nel solco della tradizione del partito“.

Al probabile futuro presidente, però, la blogger dissidente Yoani Sànchez ha dedicato un attacco preventivo, un’invettiva ancor prima della nomina. “Sànchez lo ha definito un fedele prodotto del laboratorio dei quadri politici – racconta Tinelli – un uomo grigio, senza carisma né volontà propria”.
Per quanto la critica della blogger fosse prevedibile, il docente universitario sottolinea che le sue opinioni sono tenute molto in considerazione dall’alta politica statunitense ed europea, segnale di cattivo auspicio per il futuro.

A ben vedere, qualcosa sul fronte delle relazioni internazionali è già cambiato. Il disgelo con Cuba iniziato da Barack Obama si è bruscamente interrotto con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Questioni più nominali che effettive, in realtà: “Le dichiarazioni roboanti di Trump servivano più per accontentare la comunità di dissidenti cubani di Miami, mentre molti industriali statunitensi hanno visto bene l’apertura di Obama con Cuba“.
Di sicuro, l’isola ribelle non sembra essere in cima alle priorità e dei problemi da affrontare dall’Amministrazione del tycoon, ma non resta che stare a vedere cosa succederà.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIORGIO TINELLI: