Domenica prossima la Crimea andrà al voto. Appare scontata la vittoria di quanti vogliono l’annessione alla Russia. Intanto Usa e Ue valutano sanzioni economiche. Il braccio di ferro con Mosca potrebbe risolversi all’insegna della realpolitik.
E’ pesante l’aria in Ucraina. Tra 48 ore gli abitanti della Crimea dovranno scegliere se restare ucraini, tornare alla Costituzione dei primi anni ’90 (che sostanzialmente ne sanciva l’indipendenza) o annettersi alla Russia. Sembra scontata la vittoria degli annessionisti, risultato che il governo centrale di Kiev non riconoscerà.
In questo clima di attesa, sarà proprio il risultato della consultazione a far deflagrare la situazione. Le potenze occidentali stanno valutando sanzioni economiche nei confronti della Russia, ormai apertamente accusata di attentare all’integrità territoriale dell’Ucraina.
Tutte le cancellerie stanno provando a convincere Putin a non tenere il referendum, ma ci sono ormai poche speranze. Se lunedì, come probabile, la Crimea dovesse svegliarsi sotto la bandiera di Mosca, gli Stati Uniti sono orientati a mettere in atto un blocco di ogni negoziato commerciale, congelamento di tutti i fondi ed estromissione della Russa da tutti i consessi internazionali. Più morbido appare l’atteggiamento della Germania che, da storica partner di Mosca, utilizzerebbe sanzioni più attenuate con blocco dei conti di alcuni oligarchi e mancata concessione dei visti a personalità di spicco, ma non a Putin e i suoi ministri.
“Il ministero dell’economia russo ha detto chiaramente che loro agiranno di conseguenza e questo fa pensare ad un taglio del gas, ma non nell’immediato, perchè i contratti ci sono e devono essere rispettati da entrambi le parti. Sicuramente punterà quantomeno all’aumento dei costi” afferma Pietro Rizzi dell’East Journal.
In questo clima di tensione e di scambio di accuse, Rizzi comunque non crede che si giungerà a uno scontro frontale.”Penso -spiega il giornalista- che la Russia sia ben consapevole che senza i soldi e gli investimenti europei in Russia sia possibile ben poco dal punto di vista economico. Prevedo che da questo punto di vista vincerà un minimo di realpolitik: l‘Europa ha bisogno della Russia e la Russia ha bisogno dell’Europa“.