In tempi di crisi energetica, extraprofitti è una parola chiave nel dibattito pubblico. Il termine indica genericamente tutti gli utili in eccesso rispetto ai normali margini di profitto, e in questa specifica congiuntura economica si riferisce ai guadagni record che molte multinazionali del settore energetico stanno macinando nelle ultime settimane. La causa è da ricercare nella differenza tra il prezzo del gas quando comprato dall’azienda e il prezzo fatto poi alla vendita. Una differenza data spesso dalla presenza di contratti di lungo termine.

La guerra in Ucraina fa schizzare il costo energia. I verdi chiedono di tassare gli utili sul fossile «ma il governo colpisce solo l’energia rinnovabile»

Secondo Europa Verde l’azienda di stato Eni nel primo semestre 2022 ha registrato extraprofitti per otto miliardi di euro. Un dato che stride, secondo gli ecologisti, con l’aumento dei costi per gli utenti, e si dovrebbe tradurre – scrivono sempre i Verdi – in un prezzo calmierato per l’energia e una tassa del 100% sugli extraprofitti.

«Quando si hanno contratti a lungo termine può essere che almeno una quota del gas commercializzato venga pagato al prezzo fissato in passato invece che a quello di mercato, attualmente molto alto. E se un’azienda acquista a costo basso ma rivende al prezzo di mercato, ecco che si crea l’extraprofitto». A spiegarci il meccanismo è Gianluca Ruggieri, ricercatore dell’Università dell’Insubria e fondatore di èNostra, la più grande rete di comunità energetiche rinnovabili in Italia. «Non è facile sapere chi sta facendo quest’operazione oggi, perché i dati non sono pubblici. Di certo Eni ha registrato degli utili decisamente fuori scala, e questo lascia pensare che stia beneficiando di questo sistema. Ma la certezza assoluta non possiamo averla».

Verdi ed ecologisti chiedono di tassare questi extraprofitti per calmierare i costi per gli utenti. «Per ora una tassa al 100% sugli extraprofitti è stata fatta, ma solo per chi produce energia rinnovabile. E’ in vigore da marzo di quest’anno, e porta al paradosso di penalizzare chi produce energia verde e aiutare chi ha investito sul fossile – controsenso sia economico sia climatico. Ma non è una novità: non mi stancherò mai di ripetere che gli incentivi al fossile sono costantemente superiori a quelli erogati all’energia pulita». Quanto pesa questo provvedimento su èNostra, chiediamo. «Questa operazione prevediamo ci costerà qualcosa come centomila euro. Una cifra rilevante per una piccola società come la nostra. E sono soldi che non potremo scaricare come beneficio economico sui nostri soci: essendo una cooperativa i profitti nel nostro caso non vanno a remunerare investimenti di azionisti, ma si redistribuiscono tra i soci».

Il Consiglio dei Ministri, riunito oggi lunedì 2 maggio, sta valutando ulteriori tagli del cuneo fiscale per certe fasce Isee e la proroga di aiuti in contrasto al caro energia. Ma di tassare gli extraprofitti delle multinazionali del fossile, per ora, ancora non si parla.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIANLUCA RUGGIERI:

Lorenzo Tecleme