Transizione ecologica. È questo l’argomento con cui il M5S tenta di convincere la propria base ad aderire al governo Draghi. La promessa di un Ministero su questa importante tematica è finita anche all’interno del quesito su cui dovranno esprimersi oggi i militanti sulla piattaforma Rousseau, anche se non sono mancate le polemiche per la formulazione della domanda, a dire il vero piuttosto orientata.
Vista la crisi climatica, almeno a parole la transizione ecologica è un impegno e una priorità per molte forze politiche, tanto in Italia quanto in Europa, ma l’applicazione pratica spesso sconta un retaggio del sistema socio-economico vigente e molti provvedimenti spacciati come ecologici in realtà rientrano a pieno titolo nella categoria “greenwashing“, un ammantamento in chiave verde di misure che in realtà non fanno bene all’ambiente.

Transizione ecologica, cos’è veramente?

Ne parla spesso la fondatrice dei Fridays for Future, Greta Thunberg, al punto che la visibilità che la giovane attivista si è conquistata e il movimento mondiale che ha scatenato hanno indotto anche la politica e i governi ad usare quell’espressione. Ma la transizione ecologica ha un significato ben preciso, che attiene ad un cambio di paradigma nella politica, nell’economia e nella società.
Su questo tema abbiamo interpellato Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna, a cui abbiamo chiesto di definire cosa, per gli ambientalisti, è davvero transizione ecologica.

«Parlare di transizione ecologica vuol dire avere chiaro che la tutela dell’ambiente non sono solo i parchi e tutelare verde e fauna – osserva Frattini – ma vuol dire riformare completamente il nostro sistema di vita rendendolo “carbon neutral”, cioè azzerare le emissioni, quindi cambiare il nostro modo di spostarci, cambiare l’industria e come alimentiamo e riscaldiamo le nostre case».
Una trasformazione generale che investe tutti i settori della vita e dell’economia, cambiando il paradigma del nostro modello di sviluppo in modo da ridurre l’impatto sull’ambiente pur garantendo il livello di benessere.
Un nodo centrale che Frattini sottolinea è quello del consumo di risorse. «Le risorse sono finite, non possiamo pensare di aumentare il consumo in eterno – sottolinea l’ecologista – Quindi serve un’economia circolare, con una materia che non deve essere buttata ma continuamente riutilizzata».

Greenwashing, parlare di ambiente danneggiandolo

La crescente sensibilità di cittadine e cittadini sul tema ambientale negli ultimi anni ha condizionato anche la comunicazione di imprese e politica. Spesso, però, l’ecologia è stata utilizzata solo come elemento di comunicazione, mentre le pratiche sono rimaste quello di sempre.
Quando ci troviamo di fronte a questa situazione possiamo parlare di “greenwashing”, o “ecologismo di facciata“.
«Non so se parlare di greenwashing sia appropriato per la politica – osserva Frattini – ma di sicuro fino ad ora la politica ha agitato spesso i temi ambientali, ma poi non li ha praticati, quindi sicuramente c’è un’incoerenza».

In questo senso, due dei temi principali riguardano il consumo di suolo e le scelte economiche della politica. «Sono decenni che si dice di smettere di consumare suolo – sottolinea il presidente di Legambiente Emilia-Romagna – e purtroppo si continua. È un decennio che si dice che occorre fermare il cambiamento climatico e poi le scelte economiche vanno quasi sempre in un’altra direzione».
L’auspicio è che, con la scelta nazionale di un ministero ad hoc, si possa cambiare passo in una direzione che porti davvero alla transizione ecologica.

Cosa dovrebbe fare il nuovo governo

Il governo Draghi, una volta insediato, dovrà gestire i fondi europei del Next Generation Eu (o Recovery Fund) che in buona parte sono vincolati al “Green New Deal”, un piano per la conversione ecologica della stessa economia.
Per Legambiente, i primi provvedimenti del governo in questo senso devono essere due. «Da un lato l’urgenza per la sopravvivenza stessa della specie umana è l’energia – afferma Frattini – quindi serve un piano nazionale per l’energia che punti radicalmente sulle fonti rinnovabili davvero pulite, quindi eolico e fotovoltaico, e tolga immediatamente tutti gli incentivi nascosti alle fonti inquinanti. Dall’altro lato speriamo che non riemerga nel Pnr nazionale la proposta di stoccare la Co2 sottoterra, come volevano fare a Ravenna, perché sarebbe come nascondere la polvere sotto al tappeto».

ASCOLTA L’INTERVISTA A LORENZO FRATTINI: