Da lunedì 25 a domenica 31 ottobre, il cinema Lumière apre le sue sale al festival Visioni Italiane, la rassegna organizzata dalla Cineteca di Bologna che da anni rappresenta la principale vetrina per il cinema italiano indipendente. La direttrice del festival Anna Di Martino, insieme a tutto lo staff direttivo della Cineteca, è stata in grado di scovare e riconoscere quelli che sarebbero poi diventati gli autori del futuro attenti al panorama contemporaneo, e quest’anno la lista di partecipanti non è da meno.

Visioni Italiane, gli esordi degli autori del futuro al festival del cinema di Bologna

Il festival degli esordi, così si definisce Visioni Italiane, proprio perché il suo obiettivo è quello di dare una piattaforma a quei prodotti cinematografici d’autore che, tramite i concorsi della cineteca dedicati ai corto e mediometraggi di fiction e documentari, si sono affermati come opere di incredibile qualità. Il desiderio espresso da Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, è quello di «restituire attenzione ai film meritevoli e riaprire il dialogo tra autori e spettatori italiani» e allargare sempre di più lo sguardo su realtà diverse e sempre più fresche, infatti gli autori selezionati coprono tutto il territorio nazionale e ben due terzi sono realizzati da autori ventenni.

Il programma serale di Visioni Italiane presenta un importante cartellone di anteprime «sorprendenti», come le definisce Farinelli, entusiasta di poterle proiettare per combattere l’oblio a cui spesso e volentieri sono condannati film di grandissima qualità rispetto a blockbuster mainstream che cavalcano le piattaforme streaming. Visioni Italiane vuole riportare gli spettatori in sala, riattivare la curiosità del pubblico e dare spazio al giovane cinema.

Sono 24 le opere di fiction presenti nella competizione principale, Visioni Italiane, e concorrono per aggiudicarsi premi che vogliono essere un incentivo a proseguire la propria carriera registica. Quattordici sono invece i documentari, film che quest’anno più che in altre edizioni si collocano su una sempre più sottile linea di confine tra realtà e fiction. Le opere più originali e innovative tentano di uscire dagli schemi per cercare nuove strade espressive ed è quello che un po’ tutte le opere presenti nelle varie sezioni provano a fare.

Sicuramente da segnalare sono gli eventi di Visioni Ambientali e Acquatiche, Visioni Sarde e Fare Cinema a Bologna e in Emilia-Romagna, sezioni dedicate a realtà specifiche e all’evoluzione cinematografica locale. Ma in particolare anche gli eventi speciali, che vedono la proiezione di film come Brotherhood di Francesco Montagner, una storia universale sul significato dell’essere fratelli; Il Legionario di Hleb Papou, che racconta le contraddizioni italiane, attraverso la storia di Daniel, unico poliziotto di origini africane del reparto mobile di Roma, che di trova a dover sgomberare il palazzo in cui vivono la madre e il fratello. Si impegna a raccontare le pagine oscure e contraddittorie del nostro paese anche Fabio Bianchini, che con In Campo Nemico accende un faro sui vent’anni d’impegno politico dopo il G8 di Genova da parte degli attivisti di SupportoLegale, di una delle condannate, Marina Cugnaschi, e si intreccia con gli archivi, le sentenze lette da Valerio Mastandrea e i disegni live di Zerocalcare.

Ma non solo proiezioni perché si parla di cinema anche attraverso i talk organizzati per incontrare i registi, parlare di tutte le maestranze che ci sono all’interno di quella che è la grande macchina di una produzione cinematografica, e ancora per approfondire le “visioni” locali di registi emiliano-romagnoli. A chiudere il festival quest’anno, infine, un appuntamento imperdibile con Trenodìa e con Mariangela e Vinicio Capossela, che guideranno un singolare e coinvolgente corteo performativo, con prefiche e musicisti, suoni, lamentazioni e orazioni civili per elaborare e uscire dal momento di crisi che abbiamo attraversato, collettivamente.

Max Americo Lippolis

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