La Corte Penale Internazionale ha chiesto spiegazioni all’Italia circa la scarcerazione di Najeem Osama Almasri Habish, il torturatore libico su cui pendeva un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. L’Aja chiede perché la sua liberazione e il suo successivo e immediato rimpatrio siano avvenuti «senza preavviso o consultazione».
Ad avere dei dubbi sulla vicenda è anche l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, che nello specifico delle procedure giuridiche si interroga, oltre che sulla scarcerazione, sulla solerzia del Ministero degli Interni nell’effettuare il rimpatrio dell’uomo.
Il torturatore Almasri, il suo rilascio e la solerzia del suo rimpatrio
Su Najeem Osama Almasri Habish pesano accuse di crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale, commessi in Libia dal febbraio 2015 in poi. L’uomo è noto per essere un torturatore dei migranti, a capo del carcere di Mitiga dove aveva instaurato un regime del terrore e compiva abusi sistematici sulle persone arrivate in Libia nella speranza di mettere piede in Europa.
In Italia Almasri è stato intercettato a Torino il 19 gennaio e successivamente arrestato. La sua detenzione, però, è durata poco a causa di un vizio di forma, la mancata comunicazione preliminare al Ministero.
È datata 21 gennaio la decisione della Corte d’Appello di Roma, che non ha convalidato l’arresto dell’uomo. Il giorno stesso, però, l’uomo non è stato solo scarcerato, ma anche rimpatriato, sottraendolo quindi alla possibilità di rispondere del mandato di cattura internazionale.
«Desta inquietudine che al rallentamento dell’attività del Ministro della Giustizia sia conseguita un’incredibile efficienza del Ministro dell’Interno a imbarcare su un aereo per la Libia un soggetto accusato di crimini gravissimi», ha commentato l’Asgi in un comunicato.
In particolare i giuristi si chiedono perché il ministro della Giustizia abbia omesso di trasmettere immediatamente al Procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto di Almasri e perché, invece, il Ministero dell’Interno si sia subito attivato per decretare ed eseguire immediatamente l’espulsione dall’Italia dell’uomo, consentendogli di tornare ai traffici in Libia e ai gravi crimini per i quali pende procedimento davanti alla Corte Penale Internazionale. «Quanto è accaduto è di una gravità inaudita», commenta ai nostri microfoni Nazzarena Zorzella di Asgi, che ricorda anche come l’Italia faccia parte della Corte Penale Internazionale.
Oltre alle questioni giuridiche, però, pesano soprattutto le questioni politiche. Dopo la strage di Cutro del 26 febbraio 2023 la presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato urbi et orbi di volere combattere in tutto il globo terracqueo i trafficanti di esseri umani, «finalità – sottolinea Asgi – che non è stata seguita da effettivi provvedimenti legislativi, mentre si è assistito a un profluvio di riforme restrittive dei diritti dei richiedenti asilo e non solo».
Le opposizioni parlamentari sono insorte alla notizia della scarcerazione e del rimpatrio dell’uomo e hanno interrogato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ora dovrà riferire in Parlamento.
Ciò che si teme è che Almasri sia stato scarcerato e rimpatriato per fare un favore alla Libia, con cui l’Italia ha rinnovato più volte un Memorandum proprio per il controllo dei flussi migratori verso l’Europa e le coste dello Stivale.
Le violenze, le estorsioni e le torture che avvengono nei centri di detenzione libici sono state testimoniate da innumerevoli report internazionali, ma fanno parte di un sistema di respingimento per procura creato proprio dagli accordi tra Italia e Libia, siglati dall’allora ministro Marco Minniti e successivamente rinnovati più volte dai governi seguenti. «È questa la lettura politica da dare alla vicenda – sottolinea Zorzella – Quella del governo Meloni è un’occasione colpevolmente perduta di lotta al traffico di esseri umani».
ASCOLTA L’INTERVISTA A NAZZARENA ZORZELLA: