Le preoccupazioni per il rincaro delle bollette energetiche non riguardano solo l’Italia. Il problema è almeno europeo, anche a causa di regolamentazioni e vincoli di Bruxelles che insistono nel settore. Ma mentre in Italia il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, alza le mani e pensa a modalità che non incidono in modo redistributivo e sistemico, in Spagna, su spinta di Podemos, il governo guidato da Pedro Sanchez annuncia misure che, nella sostanza, vanno a toccare i profitti illegittimi delle imprese energetiche.

Un tetto ai profitti: così Sanchez contrasta il caro bollette

Secondo i report presenti questa mattina sulla stampa, il governo italiano ha individuato due possibili soluzioni per fronteggiare rincari che si aggirano sul 40%. Da un lato la soluzione di sempre, un bonus energia, dall’altro un taglio dell’iva sui costi energetici, che comporterebbe un mancato gettito per lo Stato. Resta però il nodo di come e dove attingere al mancato introito.
Il governo spagnolo, invece, ieri ha annunciato le sue misure, che in particolare vanno a colpire i profitti e i benefici che le imprese private – le uniche rimaste sul mercato – fanno sull’energia.

«In Spagna sul tema era salita la tensione – osserva ai nostri microfoni Luca Tancredi Barone, corrispondente del Manifesto – L’ala sinistra, che fa capo alla delegazione di Podemos voleva interventi decisi, ma i socialisti nicchiavano per la preoccupazione di intervenire sul mercato e di scontentare l’oligopolio energetico spagnolo».
Alla base del problema dei rincari, sottolinea il giornalista, c’è un sistema liberalizzato in cui manca un attore pubblico a calmierare i prezzi.

Dal Consiglio dei ministri di ieri, però, è uscita la linea del governo spagnolo, guidato da Pedro Sanchez. La Spagna, dunque, ha deciso di fissare un tetto ai profitti illegittimi, per quanto legali, di cui le imprese beneficiano grazie alle bollette energetiche e di utilizzare quelle risorse per ridurre, da un lato, quella parte di costi che servono, ad esempio, a portare energia sulle isole e, dall’altro, per ridurre la tassazione sulle bollette energetiche che gli spagnoli e le spagnole pagano.

A far lievitare il prezzo energetico è il rincaro del gas e le crescenti difficoltà del suo approvvigionamento. Il meccanismo, però, è piuttosto paradossale perché è la modalità di produzione energetica più costosa a determinare il prezzo anche di altre modalità più economiche. Buona parte dei profitti delle società energetiche, dunque, si annida nel differenziale tra le diverse modalità produttive. Un’unità energetica derivante dal nucleare o dall’idroelettrico, ad esempio, hanno un costo di produzione inferiore ad un’unità derivante dal gas, ma vengono vendute allo stesso prezzo.

«Ci sono conseguenze anche sull’inflazione – sottolinea il corrispondente del Manifesto – che in Spagna ha raggiunto il 3,3%, quota che non si vedeva da anni».
Con le misure adottate, invece, il governo spagnolo conta di produrre un taglio dei costi in bolletta che si aggira sul 30%. Al tempo stesso la Spagna metterebbe al riparo la cittadinanza dalle oscillazioni e dalle speculazioni del mercato.

ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCA TANCREDI BARONE: