Il caro affiiti ha portato a ricorrere agli affitti brevi. Si tratta non solo di studenti e lavoratori, ma anche di famiglie, sanitari e forze dell’ordine che sono costretti a trovare un alloggio a prezzi adeguati. Il nuovo decreto limiterà la permanenza turistica e l’ attribuzione di licenza di alloggi turistici brevi.

La prima città ad aver applicato una limitazione alle locazioni turistiche brevi è stata Venezia che ha applicato il Decreto Aiuti DECRETO-LEGGE del 17 maggio 2022, n. 50 delle “Misure per favorire l’incremento dell’offerta di alloggi in locazione per uso residenziale di lunga durata nella città storica di Venezia”.

Unaa proposta di legge di iniziativa popolare è partita da Firenze l’anno scorso. Il sindaco Dario Nardella l’aveva definita «legge salva centri storici», in grado di limitare gli affitti brevi turistici e tutelare il commercio e il decoro del centro e delle aree storiche. Anche Bologna vorrebbe una norma per favorire i lavoratori, gli studenti e non solo che oggi subiscono gli alti prezzi degli affitti. Il 7 settembre 2023 la ministra del Turismo Santanchè annuncia l’aggiornamento della proposta normativa presentata a maggio.

Limitare la licenza di affitti brevi

La bozza del decreto aveva parlato innanzitutto di limitare ad almeno due il numero di notti di affitto nei centri storici delle città metropolitane. Il nuovo aggiornamento conferma questa stretta, in più impone il limite al numero di appartamenti che potranno usufruire del regime fiscale agevolato per gli affitti brevi: da quattro a due. In più viene limitata l’aggregazione di licenze di affitti brevi nelle mani di un unico host, il propietario o l’abitante dell’alloggio messo a disposizione per gli ospiti, seguendo il principio “un immobile, un host”.

Inoltre l’idea della ministra Daniela Santanché è quella di ricalcare sul “emendamento Pellicani”, stilato dall’ex deputato del Pd, il veneziano Nicola Pellicani, e inserito nel decreto Aiuti-bis del governo Draghi. Prevedeva un limite di 120 giorni per gli affitti brevi ai turisti, anche non consecutivi. Oltre quel numero diventerà «ricettivo» sottostando perciò a una pressione fiscale di un albergo non potendo più usufruire dei vantaggi della cedolare secca.

Il decreto è ancora in preparazione, e sarà valido per molte altre città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Palermo, Catania, Bologna, Firenze, Venezia, Genova, Messina, Reggio Calabria, Cagliari), ma anche i circa 969 comuni ad alta densità turistica. Non è prevista alcuna deroga: il ddl specifica che tutti i Comuni classificati dall’Istat “a vocazione turistica” devono sottostare alle regole, anche se con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti.

Eleonora Gualandi