Dare informazioni, favorire l’integrazione, promuovere lo scambio culturale e la reciproca conoscenza. Sono solo alcuni degli obiettivi dell’associazione Asahi, composta da migranti e italiani, che la settimana scorsa ha incontrato gli studenti del liceo Minghetti.

Associazione Asahi al Liceo Minghetti

La coabitazione o la convivenza è il fatto di vivere insieme per parecchie persone, qualunque sia il loro sesso o le loro origini. Coabitare per vincere la paura tra noi, perché una società senza la coabitazione è una società in pericolo, è uno degli obiettivi dell’associazione Asahi.
Asahi significa Associazione di Aiuto Umanitario dell’immigrazione, è nata il 22 gennaio 2016 nella città di Piombino ed il suo fondatore è Kissima Dante.

Gli obiettivi di questa associazione sono promuovere l’integrazione dei migranti in Italia, anche facilitando l’intercomunicazione tra i migranti africani e la popolazione italiana per instaurare un clima di fiducia tra le due culture, di cambiamento di mentalità in seno alla comunità africana e di presa di coscienza sulla loro realtà.
Per raggiungere i suoi obiettivi, Asahi opera in diversi campi di intervento strategici: la formazione, lo sport, la cultura, l’orientamento.

In campo culturale, l’associazione organizza delle giornate per lo scambio e il confronto fra italiani e migranti, organizza concerti, serate tradizionali, esposizioni di arte africana e collabora con le associazioni di promozione e di valorizzazione della cultura sia in Europa che in Africa.

È così che il 14 marzo scorso, in collaborazione col professore Don Vicenzo, ha avuto luogo al liceo Minghetti di Bologna un incontro di scambio tra i membri dell’associazione e gli studenti.
Gli studenti hanno apprezzato l’incontro e volevano avere più di notizie sull’immigrazione e sull’Africa. Alla fine di questo incontro, ognuna delle due parti era felice di avere rotto la barriera che esisteva tra loro.
È durante l’incontro che abbiamo incontrato uno dei responsabili dell’associazione, Youlsa Tangara, che abbiamo intervistato.

Ibrahim Traore