Domani, giovedì 25 luglio, alle 18.30 in piazza Maggiore i sanitari bolognesi daranno vita a una manifestazione. Questa volta non c’entra la sanità pubblica italiana e i tagli che sta subendo, ma lo scenario internazionale, in particolare il conflitto in Medio Oriente.
Proprio nella nostra città, infatti, il personale sanitario all’interno del Coordinamento Bologna per la Palestina ha raccolto oltre 200 firme per un appello che denuncia i crimini di guerra perpetrati da Israele nell’attaccare e bombardare ospedali di Gaza, esprime solidarietà ai colleghi che operano nelle strutture sanitarie della Striscia e chiede il cessate il fuoco e l’ingresso di farmaci e aiuti umanitari.
I sanitari bolognesi lanciano un appello per Gaza: «Non bombardate gli ospedali»
«Non è la prima volta che gli ospedali vengono presi di mira durante una guerra – osserva ai nostri microfoni Raffaele Aspide, medico rianimatore dell’Ausl di Bologna e uno dei primi firmatari dell’appello – ma a Gaza la distruzione è sistematica e il fatto che in alcuni ospedali possano radunarsi esponenti della controffensiva non giustifica gli attacchi ai pazienti e al personale sanitario».
Sono oltre 500 i medici e gli infermieri uccisi a Gaza nei primi sei mesi dall’inizio del conflitto. Veri e propri crimini di guerra sanciti dal diritto internazionale.
«L’appello nasce da una necessità deontologica – spiega Aspide – Vogliamo sensibilizzare anche colleghe e colleghi su quanto sta accadendo, oltre a chiedere il cessate il fuoco, il ripristino dei fondi all’Unrwa, l’ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari e la salvaguardia del personale sanitario».
Da più parti ormai la situazione a Gaza viene definita catastrofica. L’ultimo problema sanitario segnalato riguarda un’epidemia di poliomeliti, patologia sostanzialmente eradicata prima del conflitto, con una diffusione di vaccinazioni che raggiungeva il 99%.
L’attacco e l’assedio degli ospedali, inoltre, ha prodotto l’assenza di anestetici da utilizzare nei parti cesarei o per le amputazioni, ma anche la scarsità di medicinali per patologie croniche come il diabete, l’ipertensione o di patologie oncologiche.
«Nel nostro appello chiediamo anche all’Università di Bologna di sostenere carriere per aspiranti medici e infermieri – sottolinea Aspide – perché l’emergenza a Gaza è anche quella di non poter continuare a formare quei giovani che si erano avviati verso quelle professioni».
ASCOLTA L’INTERVISTA A RAFFAELE ASPIDE: