I lavoratori e le lavoratrici del magazzino Leroy Merlin di Bologna oggi sono in sciopero. A proclamarlo è Usb, a cui recentemente si sono iscritti diversi addetti del punto vendita della multinazionale francese. La protesta è accompagnata da un presidio e da una lunga lista di rivendicazioni, tra le quali spicca un sistema di controllo delle prestazioni lavorative che fa dire a lavoratrici e lavoratori: «Non vogliamo fare la fine di Amazon».

Le ragioni dello sciopero a Leroy Merlin

Se la multinazionale di Jeff Bezos ha fatto spesso discutere di sé per il serrato controllo digitale, a base di algoritmi, cui sono sottoposti i suoi addetti, il timore di Usb è che anche a Leroy Merlin si registri una deriva simile.
«Ai lavoratori viene consegnato un cellulare, che possono usare solo per questioni lavorative – spiega ai nostri microfoni Domenico Conte di Usb – dal quale si estrapolano dati sulle prestazioni lavorative di ciascuno». Se ciò è in qualche misura lecito, il dubbio del sindacato è che la diffusione della “classifica” delle prestazioni in chat e gruppi di responsabili e lavoratori, in una sorta di ranking di lavoratori buoni e lavoratori cattivi, sia illegittima e lesiva della dignità e professionalità.

I controlli delle prestazioni, tuttavia, non sono l’unica ragione dello sciopero. Tra le altre motivazioni troviamo un peggioramento dell’organizzazione dei turni, il mancato riconoscimento del premio aziendale da quasi tre anni, la mancanza di misure adeguate per la tutela degli addetti dal caldo eccessivo specie nella movimentazione dei carichi all’esterno.
Infine c’è la questione dei diritti sindacali. «Noi oggi siamo di gran lunga il sindacato più rappresentativo all’interno del punto vendita di Bologna – osserva Conte – ma ad oggi l’azienda si rifiuta di riconoscere la titolarità dei diritti sindacali a Usb».

ASCOLTA L’INTERVISTA A DOMENICO CONTE: