Legambiente lancia l’allarme: se il TAR del Lazio dovesse accogliere il ricorso di alcuni agricoltori friulani contro il decreto che ne vieta la coltivazione, gli Ogm potrebbero essere introdotti in Italia. Le conseguenze potrebbero stravolgere il panorama agricolo nazionale, con gravi conseguenze per un economia che punta a produzioni varie e di qualità.
Il 9 aprile il Tar del Lazio si pronuncerà sul ricorso di alcuni agricoltori friulani contro il decreto che vieta la produzione di Ogm in Italia. Questi produttori sarebbero interessati a coltivare la qualità di mais transgenico, di proprietà della multinazionale Monsanto, Mon810. Se il ricorso dovesse essere accolto, la possibilità si estenderebbe di fatto a tutto il territorio nazionale. Legambiente, insieme ad altre associazioni, ha organizzato una serie di sit-in e banchetti per coinvolgere la cittadinanza. Oggi, all’interno del mercato secolare di via Clavature, ha avuto inizio la campagna regionale con la presentazione dell’iniziativa popolare.
“Questo mais ha al suo interno una tossina che lo rende resistente ai parassiti – spiega Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna, – la tossina non fa male all’essere umano ma è letale per alcuni parassiti. Si sta vedendo che l’uso prolungato di questo mais velocizza le mutazioni, l’aumento di resistenza dei parassiti, e l’esito finale è che in realtà invece di avere bisogno di meno antiparassitari ne servono di più”.
Oltre ai danni ambientali che questo comporterebbe, con l’inquinamento e lo stravolgimento di interi ecosistemi, i pericoli riguardano il sistema agricoltura nel suo complesso. “Immaginatevi – continua Frattini – un paese come l’Italia, in cui ormai una delle poche fonti di export è l’agricoltura di qualità fatta su piccole produzioni tradizionali e secolari, se dovesse legarsi a un’idea di agricoltura che è fatta di monocoltura assolutamente industrializzata. Immaginatevi se questo può convivere con il Lardo di Colonnata, il Parmigiano Reggiano… Anche dal punto di vista dell’immagine verso l’esterno penso che il nostro paese dovrebbe essere molto chiaramente No Ogm, addirittura dovrebbe andare verso il 100% biologico”.
La qualità delle produzioni verrebbe inoltre minata dai legami stringenti che si verrebbero a creare con le multinazionali. Le sementi geneticamente modificate sono infatti brevetti di proprietà della grandi aziende multinazionali (Monsanto, Basf, Bayer, Syngenta, Pioneer) che possono così estendere il loro controllo su prodotti e produttori. “Negli Stati Uniti ci sono moltissime battaglie legali per cui la multinazionale va a fare causa agli agricoltori che vogliono uscire da questo sistema per inadempienza di contratto”.
Pietro Gallina